Il dato più confortante è stato che, finalmente, imprenditori e commercianti, sia estorti che usurati, abbiano denunciato e “questo ci fa pensare che siamo credibili, che la macchina che abbiamo costruito ha funzionato”.

È quanto ha affermato con soddisfazione Nicola Gratteri, capo della Dda di Catanzaro, a margine della conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione Big Bang che stamani ha fatto scattare le manette per 13 persone – sono 22 in tutto quelle indagati – e aperto uno spaccato sul controllo dell’area ionica catanzarese da parte delle locali di ‘ndrangheta di Cutro e San Leonardo di Cutro 

GLI INDAGATI

Le persone coinvolte sono in tutto 22, ci cui in carcereAlfonso Mannolo di San Leonardo di Cutro (81 anni); Pietro Scerbo di Cutro (73); Mario Scerbo di Crotone (43); Martino Andrea Sirelli di Sellia Marina (42); Mario Falcone di Cutro (67); Leonardo Falcone di Cutro (52); Leonardo Curcio di Torino (51); Leonardo Trapasso di Cutro (52); Tommaso Trapasso di Cutro (42); Salvatore Macrì di Cropani (52); Antonio Scicchitano di Botricello (48); Giuseppe Talarico di Catanzaro (35); Volodymyr Nemesh di nazionalità ucraina (31);

Indagati inoltre: Marco Falcone di Crotone (42); Dante Mannolo di Cutro (52); Pietruccia Scerbo di Crotone (46); Moreno Bertucci residente a Sellia Marina (49); Giuseppe Capicotto di Catanzaro (47); Egidio Zoffreo di Cutro (49); Giovanni Zoffreo residente a Botricello (26); Fabio Mannolo di Crotone (34); Frank Mario Santacroce di Catanzaro (49).

Gratteri ha spiegato come questa indagine, in particolare, metta in evidenza, e ancora una volta, quanto le cosche del crotonese, dunque, siano state capaci di espandere la loro influenza sull’area del capoluogo di regione.

Una operatività che è stata possibile mantenere anche dopo l’esecuzione di misure cautelari che hanno interessato, negli anni, i vertici di queste organizzazioni criminali.

Il che, confermerebbe ancor più il forte radicamento della ‘ndrangheta in questa terra e quanto le attività criminali messe in campo coinvolgano il vissuto quotidiano delle persone coinvolte.

Ma questa è un’inchiesta che ha avuto un immediato risultato sul territorio: “già stamattina – ha ribadito il procuratore – la gente comincia a respirare meglio, a sentirsi più libera perché non c’ha più questa gente addosso”.

Uno stato di “soggezione” ancor più evidente e chiaro alla luce di una delle estorsioni che, nel corso delle indagini, si è scoperto durasse addirittura da oltre 40 anni, ovvero fin dalla fine degli anni ‘70.

Un’oppressione subita per decenni dagli operatori economici. Imprenditori e commercianti che alla fine, però, sono crollati, comprendendo come fosse più conveniente denunciare e che, nonostante i rischi che una simile scelta comporti, il gioco valesse comunque la candela. E che lo Stato, quindi, potesse dare risposte ai loro drammi.

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