Reggio Calabria. La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) comincia il suo lavoro di indagine sulla Calabria. La sua prima missione nella nostra regione ha preso il via questa mattina, con una serie di audizioni ospitate presso il Palazzo della Prefettura di Reggio Calabria. Sotto la lente dell’organismo parlamentare presieduto dall’onorevole Stefano Vignaroli, in particolare l’illegalità nella gestione dei rifiuti, gli illeciti nella depurazione delle acque, l’iter della bonifica del sito di interesse nazionale di Crotone Cassano Cerchiara.
Nel corso della mattinata, sono stati ascoltati i rappresentanti dell’agenzia regionale all’ambiente, l’Arpacal per una prima ricognizione sullo stato di salute in cui versa l’intera Calabria sul fronte della tutela dell’ambiente. In scaletta, poi le audizioni dei procuratori di Cosenza Mario Spagnuolo, di Crotone Giuseppe Capoccia e di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri.
Il commissario straordinario di Arpacal Maria Francesca Gatto e i funzionari hanno riferito in merito alle attività dell’agenzia. Dall’audizione è emerso che Arpacal non ha un catasto delle acque reflue. Gli auditi hanno spiegato che Arpacal, in qualità di organo tecnico della Regione, svolge controlli ordinari solo sugli impianti che operano con autorizzazione integrata ambientale (Aia). Tutti gli altri controlli, compresi quelli sui depuratori, secondo quanto riferito dai rappresentanti di Arpacal vengono eseguiti solo su mandato dell’autorità giudiziaria.
Il procuratore Spagnuolo ha spiegato che la criticità ambientale principale è legata al trattamento delle acque: la procura di Cosenza ha creato un protocollo di indagine per controlli a tappeto sui depuratori. Su 100 impianti controllati, circa la metà sono risultati esistenti solo sulla carta e non funzionanti, nonostante i Comuni li dichiarino attivi. Spagnuolo ha anche spiegato come in Calabria risulti carente il controllo amministrativo, e come si osservi però una sensibilità crescente da parte di cittadini e associazioni ambientaliste.
Il procuratore Capoccia ha riferito che a Crotone, dove si estende un sito di interesse nazionale per la bonifica, si osserva una sottovalutazione da parte delle istituzioni dell’impegno necessario a risolvere il problema ambientale. Capoccia ha anche dichiarato che a Crotone, proprio per la sua natura di area Sin, sarebbe necessario più personale degli organi di controllo ambientale. Per quanto riguarda le criticità sul fronte della depurazione delle acque, il procuratore ha riferito che dalle indagini sono emersi storni di finanziamenti erogati per il rifacimento di impianti ma destinati nella realtà a progetti differenti, seppur nello stesso ambito, per tamponare altre situazioni emergenziali.
Il procuratore Bombardieri ha riferito in merito alle indagini che hanno interessato il depuratore e l’inceneritore di Goia Tauro. Rispetto ai conferimenti di rifiuti non tracciati presso quest’ultimo impianto, Bombardieri ha spiegato che è stato osservato il controllo da parte della criminalità organizzata: secondo quanto riferito dal procuratore, prima della contestazione degli illeciti da parte della procura, su quei flussi non c’erano stati controlli adeguati da parte degli organi preposti. Bombardieri ha parlato anche di inchieste sul traffico illecito di rifiuti ferrosi. Sul fronte della depurazione delle acque, il procuratore ha riferito del sequestro di 14 impianti nell’area di Reggio Calabria: depuratori inattivi o malfunzionanti che in alcuni casi scaricavano in mare i reflui tal quale.
L’assessore Rizzo e la dott.ssa Reillo hanno riferito in merito al piano regionale rifiuti, la situazione degli impianti e il ciclo delle acque, punto quest’ultimo che al momento ricade tra le deleghe del presidente della Regione. Secondo quanto riferito, alcune tipologie di controlli sugli impianti vengono effettuati direttamente dai tecnici del dipartimento Rifiuti della Regione. «Dalle prime audizioni è emerso un quadro gravissimo per quanto riguarda la depurazione delle acque. In molti casi gli scarichi finiscono direttamente nei fiumi o in mare senza nessun trattamento, e quando i depuratori esistono sono spesso malfunzionanti o non ben collegati alla rete fognaria, se non addirittura inattivi. In un quadro così critico, non esiste tuttavia nemmeno un catasto delle acque reflue nonostante l’alto numero di agglomerati sotto procedura di infrazione. Faremo degli approfondimenti per quanto riguarda i controlli ordinari, sia sui depuratori, sia sugli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti, che competono ad Arpacal e agli altri soggetti preposti, e che non appaiono adeguati», ha dichiarato il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli.
A questa prima missione, che ha lo scopo di fornire alla Commissione Ecomafie un inquadramento generale sul territorio e le sue problematiche, ne seguiranno altre due, con sopralluoghi e audizioni in altre aree della regione. Il lavoro della Commissione si svilupperà con un’articolata attività d’inchiesta, di cui le missioni rappresentano solo le prime fasi. L’investigazione proseguirà infatti anche con attività di indagine e audizioni presso la sede della Commissione a Roma. L’inchiesta si concluderà con una relazione, che verrà discussa e approvata in Commissione.