La prima tonalità lirica del canto si sostanzia di un’ emozione spettacolare tra il magico e l’apocalittico; essa è suggerita non solo dall’accento rivelatorio esclamativo che cade in quell’aura di attesa determinata dallo spazio bianco che si pone fra l’inizio di questo canto e la fine del precedente , ma anche dalla suggestione di alcune immagini che si accampano al centro della prima terzina , quella dei monti e del mondo soprattutto che si richiamano anche fonicamente e intorno alle quali si genera una corrente patetica di inesorabilità di destino ( che passa i monti e rompe i muri e l’armi) e di universalità di corruzione ( che tutto il mondo appuzza), Cosi una lieve sfumatura magica e anche nel cenno imperioso di Virgilio , a cui risponde la muta obbedienza di Gerione.
Si tratta di presenze minime di poesia , di una poesia volta a suscitare nella nostra memoria una definitiva realtà fisica , quella appunto liturgico-magico-apocalittica che rimane in noi al termine della cantica e che si connette con il carattere di visione propria di Dante. Su questo primo sfondo di emozione s’innesta l ‘oggetto dello stupore rivelatorio. l’immagine di Gerione , simbolo della Frode, mostro con il volto di un uomo e il corpo di serpente . Il poeta si avvicina alle anime( si tratta degli usurai ) ma non riconosce alcuna tanto sono sfigurate dal fuoco . Si accorge però che ciascuna porta, al collo , una borsa di colore diverso contrassegnata da un simbolo che rappresenta l’insegna nobiliare della famiglia cui i dannati appartennero. Dante riconosce un leone azzurro su un fondo giallo e un ‘oca bianca . Un dannato che porta impressa sulla borsa una scrofa azzurra su fondo bianco , rivela a Dante di essere originario di Padova , mentre la maggior parte dei dannati di quel luogo e fiorentina . Invita quindi il poeta ad allontanarsi , preannunciandogli la venuta tra di loro di Vitaliano , suo concittadino , e del grande cavaliere fiorentino Gianni Buiamonte , noto usuraio e bancarottiere, la cui borsa sarà effigiata da tre becchi . Dante torna da Virgilio e lo trova seduto sulle spalle di Gerione , pronto per la discesa nell’ottavo cerchio , Per il timore che la coda del mostro possa fare male al discepolo , Virgilio ,lo  fa salire davanti a lui e Dante obbedisce terrorizzato. La discesa dei due poeti si svolge sicura e senza inconvenienti , nonostante la folle paura di Dante. Portato a termine il suo compito il mostro si dilegua rapidamente .
Professore Vincenzo Bruzzaniti