COMMENTO AL VANGELO XXIII DOMENICA ORDINARIA B
Il vangelo ci parla della guarigione di un sordomuto. Gesù lo guarisce toccando con le sue dita le orecchie e con la saliva la lingua. Non sono dei gesti magici, ma segni profondamente simbolici e di un’efficacia straordinaria. Gesù dice: EFFATA’, cioè Apriti, liberandolo da un condizionamento grave e penoso che gli impediva di mettersi in comunicazione con gli altri, ascoltando e parlando. Perché è importante la figura del sordomuto? Perché ci rappresenta TUTTI. Tutti noi siamo un po’ come il sordomuto. Come con lui Gesù fa così anche con noi: ci TOCCA con le sue parole e ci invita ad aprire il nostro cuore a Dio, a non essere SORDI alla sua parola e MUTI al dialogo con Lui nella preghiera. Si dice spesso che “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.

La malattia che affligge gran parte degli uomini del nostro tempo è la SORDITA’ SPIRITUALE, cioè l’incapacità di ascoltare Dio, che genera un’altra malattia, il MUTISMO, cioè l’incapacità di parlare adeguatamente di Dio. Viviamo in un’epoca che ha perso l’udito spirituale. Si fa fatica ad entrare in ascolto degli altri. Diceva Bonhoeffer: “Chi non sa ascoltare il proprio fratello non sa ascoltare Dio”. E quando si è persa la capacità di ascoltare Dio, allora non siamo più capaci neanche di parlare di Dio. Assistiamo a un FRASTUONO di parole umane, alla Babele delle lingue, a un intrecciarsi di menzogne. Quanto rare sono le parole di VERITA’ e di AMORE. Viviamo nel tempo dei sordomuti: sordità spirituale e incapacità di parlare nella verità e della verità.
Da questa situazione l’uomo non può salvarsi da solo: è una malattia grave per cui non esiste nessuna medicina, se non quella che viene dall’alto, da Dio. Solo Colui che è medico delle anime e dei cuori, Gesù, ci può GUARIRE dalla sordità spirituale e dall’incapacità di parlare di Dio. Anche noi come il sordomuto dobbiamo chiedere a Gesù, dobbiamo gridare di toccarci le orecchie del cuore e di sciogliere il nodo della lingua. Signore, APRI le nostre orecchie alla tua Parola perché le nostre labbra sappiano proclamarla.
d. Enzo Ruggiero

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