COMMENTO AL VANGELO SOLENNITA’ DELL’ASCENSIONE (A)

Compiuta la missione terrena, Gesù ritorna al CIELO. Non entra in un luogo, ma in una dimensione nuova. Andare in cielo significa andare a DIO; essere in cielo significa essere presso Dio. Qualcuno potrebbe chiedersi: Come possiamo chiamare “festa” il giorno in cui il Signore se ne va? Perché non è rimasto, bellissimo e glorioso, in mezzo ai suoi discepoli? Perché la sua non è una fuga, ma un RITORNO al Padre, alla comunione della Trinità. Gesù ritorna al Padre e si porta dentro tutta la nostra umanità. L’Ascensione, “punto finale dell’Incarnazione” porta a compimento il mistero pasquale di Cristo. E’ il suo trionfo e la sua glorificazione dopo l’apparente disfatta della passione e morte in croce. E’ “il preludio al dono dello SPIRITO”.

L’Ascensione inaugura una nuova presenza di Gesù nel mondo. Anche se sottratto alla vista degli occhi, non è un ASSENTE o un disperso. Non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha dato la fiducia che “dove è Lui saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria”.

La festa di oggi ci insegna che non siamo stati creati per questa terra ma per il Paradiso. Solo lì i nostri cuori troveranno la vera pace. Qui giù ci sarà sempre qualcosa per cui penare, e questo Dio lo permette per farci desiderare ancora più ardentemente il Cielo.

Tante volte viviamo come se dovessimo rimanere qui tutta l’eternità. Non pensiamo a sufficienza alla VITA ETERNA e rischiamo di farci trovare impreparati all’incontro eterno con Gesù. La malattia mortale che oggi mina alla radice la vita dei cristiani è la mancanza di FEDE. Tutto ciò che sanno esprimere è una vaga credenza in Dio, che però non diviene una luce che illumina la vita.

San Paolo pregava il Signore di illuminare gli occhi del cuore per contemplare la GLORIA alla quale siamo stati chiamati. Chiediamo anche noi che il Signore illumini i nostri occhi affinché, fin d’ora, possiamo fissare il nostro sguardo alla meta.

DON Enzo Ruggiero