COMMENTO AL VANGELO IV DOMENICA DI QUARESIMA A
Il vangelo di questa domenica ci presenta un uomo CIECO dalla nascita. Un uomo che non ha mai visto, né vedrà mai, immerso completamente nel buio. E’ un personaggio che ci è molto vicino perché ci rappresenta tutti.
Il cieco è una METAFORA tragica dell’uomo, della condizione umana: buio e morte. Il buio, la cecità dell’uomo moderno è pensare che Dio non esiste, che c’è solo il NULLA, che non esiste alcun bene assoluto. Scriveva Giovanni Paolo II nella “Fides et Ratio” che la tragedia dell’uomo moderno è proprio il nichilismo. L’esistenza è una notte buia, senza prospettive né alternative, una prigione buia dove le cose perdono i loro contorni, il loro colore e sapore. Tutta la storia dell’uomo è uno sforzo per vedere la LUCE.

Il problema è che questo sforzo, senza Dio, è destinato al fallimento. In fondo non c’è mai stato tanto buio come quando l’uomo si è affidato alla luce della SOLA ragione o della SOLA scienza.
In questa prigione buia si affaccia Gesù e guarisce il cieco nato aprendogli non solo gli occhi del corpo ma anche quelli della fede. E’ lui che alla fine del racconto dice: “Io credo, Signore”, e gli si prostra davanti. Ma nel racconto ci sono coloro che non credono, o meglio credono di vederci bene perché hanno gli occhi del corpo che funzionano bene. Ma i loro cuori e gli occhi della fede sono chiusi. Tutto dipende dal CUORE dell’uomo, dalla sua disponibilità ad accogliere, a vedere, ad ascoltare. E’ una storia antica che si ripete ancora ai nostri giorni.
Gesù invia il giovane cieco alla piscina di Siloe. Con ciò Gesù voleva significare che l’occhio della fede comincia ad aprirsi nel battesimo, quando riceviamo appunto il dono della FEDE. In Gesù l’uomo riacquista la vista. In Lui e per Lui le cose ritrovano il loro significato, la loro consistenza, la loro armonia. L’uomo non è più cieco.
La fede non è credere in qualcosa ma in QUALCUNO. Per i cristiani credere è credere in Gesù CRISTO Unico Salvatore e LUCE del mondo.
Chiediamogli con forza di illuminare questi tempi bui che stiamo vivendo.
d. Enzo Ruggiero