COMMENTO AL VANGELO IV DOMENICA DI PASQUA (B) (Gv. 10,11-18)

Gesù si presenta in questa domenica come il BUON PASTORE. Quella del pastore è un’immagine molto frequente e familiare in Israele. Anche nella Bibbia spesso è presente l’immagine tenera e suggestiva di Dio che è pastore del suo popolo, come ci ricorda il Salmo 22: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”.

Dio non è un PADRONE o un GUARDIANO: è un PASTORE che ama, conosce, nutre, difende, chiama per nome le sue pecorelle, va a cercare quelle perdute. Non fugge dinanzi ai pericoli, ma rischia la sua vita, al contrario dei mercenari e dei falsi pastori.

Un gregge senza pastore è destinato alla DISTRUZIONE. Cioè senza Dio gli uomini sono un gregge allo sbando esposto alla ferocia di quel lupo astuto e insaziabile che è il maligno.

Oggi però il gregge umano vuole essere il pastore di SE STESSO: l’uomo vuole essere autonomo, vuole liberarsi da ogni vincolo, da ogni legame con tutto ciò che può limitare la sua libertà. Ma così, paradossalmente, non si rende conto di incorrere in nuove e più pericolose dipendenze e schiavitù.

SI pone una domanda: chi è il pastore della mia vita? Da chi ci lasciamo guidare? Da chi mi lascio condurre? Chi sono i nostri modelli, i nostri esempi, i nostri punti di riferimento?

Gesù è il Buon Pastore che è in grado di raccogliere nell’UNITA’ tutti gli uomini. Non è la politica, non è il mercato, non sono i mass-media né le mode che unificano gli uomini. Non c’è unità senza Dio.

L’immagine del Buon Pastore ci dice che quello con Gesù è un rapporto personale, intimo, confidenziale, diretto come le pecore col pastore. Essere cristiani non è seguire una religione, ma è seguire una PERSONA che ci ama e che è Gesù. Da questo rapporto, fatto di ascolto e di risposta, di ricerca e di scoperta, nasce una fede autentica che si misura con l’impegno quotidiano, con le sfide difficili di questo nostro tempo.

DON Enzo Ruggiero