COMMENTO AL VANGELO II DOMENICA ORDINARIA C
Concluso il periodo natalizio, iniziamo il tempo Ordinario leggendo la splendida pagina delle nozze di CANA. Un matrimonio un po’ strano: non si parla della sposa, e lo sposo è appena menzionato. Viene a mancare il VINO, cioè la gioia della festa: i servitori sono invitati a riempire d’acqua le sei giare di pietra.
E’ una vera LITURGIA quella che si sta compiendo: i servi rappresentano l’antica alleanza tra Dio e Israele, alleanza incompleta. Le giare vuote ci dicono che la fede d’Israele ha bisogno di essere riempita dalla pienezza di Gesù. Anche noi senza la pienezza di Cristo siamo giare vuote. Sarà Gesù, il vero SPOSO dell’umanità nuova, a mutare l’acqua dell’abitudine nel vino nuovo della festa senza fine.
Maria vede che manca il vino e spinge Gesù ad anticipare l’ORA della sua manifestazione, che avrà compimento sotto la croce, e dice ai servitori: “Fate quello che Egli vi dirà”. E avviene il MIRACOLO: l’acqua è cambiata in vino. La fatica della nostra vita è cambiata nel vino della festa.
Anche per noi accade qualcosa di simile: abbiamo finito le scorte ed è rimasta solo la tristezza, la fatica, lo scoraggiamento, la voglia di lasciar perdere, l’abbandono della speranza e della fiducia. La nostra vita è fatta di poco vino e di molta ACQUA, ma se ci affidiamo a Lui, tutto può trasformare. Gesù è proprio lì per quello: per trasformare la nostra acqua in vino, la nostra debolezza in forza, la nostra fragilità in uno slancio ed entusiasmo nuovi. Però bisogna stare davanti a Lui a mani vuote. Bisogna accettare di presentarsi a Lui nella nostra nudità, con i nostri fallimenti. E Lui, trasformando la tua acqua in vino, fa sì che tutto diventi FESTA.
d. Enzo Ruggiero
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