COMMENTO AL VANGELO II DOMENICA DI AVVENTO (A)

Ogni anno in Avvento siamo raggiunti dal grido forte e inquietante di Giovanni il BATTISTA. La sua figura ci affascina sempre di più. Piace nonostante la sua RUDEZZA, perché è asciutto, diretto, cristallino e soprattutto non si lascia sedurre dalla tentazione di farsi passare per il Messia. Piace perché ci smaschera e ci obbliga a dirci la VERITA’. Verità non solo sulle cose, ma prima di tutto su noi stessi, sulla nostra vita, sulle nostre scelte, sulla nostra fede. A volte ho l’impressione che ci accontentiamo di rattoppare le cose che non vanno, senza avere il coraggio della NOVITA’, senza guardarci con autenticità alla luce della Parola.

Proprio su questo il Battista fa suonare forte il suo invito profetico: CONVERTITEVI! Questa è la vera urgenza della nostra vita cristiana e della vita delle comunità. Possiamo inventare tutte le iniziative pastorali possibili e immaginabili, ma se manca il desiderio della conversione tutto questo non serve a nulla.

Ma cos’è questa benedetta conversione? Pregare un po’ di più? Andare a Messa tutte le domeniche? Cercare di essere un po’ più buoni e bravi? Letteralmente conversione significa “cambiare testa”. Questo è importante: Giovanni non invita solo ad una revisione dei gesti e degli atteggiamenti, ma va più in profondità. E’ la nostra TESTA che ha bisogno di conversione, cioè il nostro modo di stare (se ci stiamo) davanti a Dio, da cui deriva il nostro rapporto con le persone e con le cose. Penso che sia estremamente urgente toglierci dalla testa una certa immagine di fede che associa la Chiesa ad un’agenzia di ASSICURAZIONE, dove ogni preghiera e devozione diventa una garanzia di salvezza.

Giovanni Battista è chiarissimo su questo punto: nessuno può sentirsi a posto e tener stretta la ricevuta dell’acquisita salvezza. La Chiesa non è un’agenzia che eroga un servizio per salvarci l’anima, ma una COMUNITA’ di fratelli e sorelle che si scoprono peccatori e bisognosi di ripartire ogni giorno nel cammino della conversione. Un Padre del V secolo scriveva: “Non saremo condannati per il numero dei nostri peccati, ma perché rifiutiamo di convertirci”. Allora abbandoniamo le vie della paura e della pigrizia e scendiamo con coraggio sui sentieri della conversione.

d. Enzo Ruggiero