Non sembrano avere dubbi i giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria: la cosca Mazzaferro esiste ed è operativa. L’inserimento del clan e le sue articolazioni al nord Italia sono state ampiamente evidenziate nelle carte contenenti le motivazioni della sentenza di secondo grado del rito abbreviato del processo scaturito dall’operazione denominata “Circolo Formato”. Secondo i giudici, dunque, dopo la morte del boss Vincenzo Mazzaferro in un agguato del 1993, il sodalizio non sarebbe scomparso. Avrebbe, invece, “mutato la sua composizione soggettiva con un  nuovo e rafforzato patto tra i nuovi membri”. Una nuova organizzazione criminale che avrebbe approfittato delle elezioni amministrative a Marina di Gioiosa Jonica per prendere ancor più possesso del territorio.
L’operazione, condotta a maggio 2011 dalla squadra mobile di Reggio Calabria e coordinata dalla Dda reggina, fu così denominata poiché, durante le indagini, una squadra della polizia fu direttamente testimone di un battesimo di ‘ndrangheta. L’indagine è culminata con l’emissione di quaranta ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti presunti vertici e affiliati alla cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica, a vario titolo accusati di associazione mafiosa e reati riguardanti gli stupefacenti. “Circolo Formato” ha svelato l’operatività nella cittadina jonica reggina di un sodalizio criminoso che avrebbe imposto l’elezione a sindaco del candidato Rocco Femia e della sua lista alle amministrative del 2008. Dietro le sbarre nel 2011 finirono il sindaco Rocco Femia e gran parte della sua giunta.
Lo scopo secondo i magistrati sarebbe stato quello di ottenere agevolazioni, concessioni autorizzazioni e vantaggi attraverso la prevaricazione tipica del metodo mafioso. Indice di questa volontà, per i giudici, la decisione di imporre Francesco Marrapodi per l’assessorato ai lavori pubblici, nonostante la sua “forza elettorale prossima allo zero”. Proprio l’ex assessore ai lavori pubblici di Marina di Gioiosa Jonica Marrapodi, unico politico ad aver scelto il rito abbreviato, in appello è stato condannato alla pena di 6 anni e 6 mesi.
ALESSANDRA BEVILACQUA
14129news