Questo celebre sonetto tratto dalla raccolta I fiori del male , è considerato una delle poesie manifesto della poetica simbolista. La natura è vista come un ‘unica, intricata rete di simboli che si manifestano all’uomo con un linguaggio oscuro , che però può diventare d’un tratto familiare se solo egli è disposto a decifrarlo
.
E’ un tempio la natura , dove a volte parole
escono confuse da viventi pilastri
e l’uomo l’attraversa tra foreste di simboli
che gli lanciano occhiate familiari .
Come echi che a lungo o da lontano
tendono a un’unità profonda e oscura,
vasta come le tenebre o la luce
i profumi, i colori e i suoni si diffondono.
Profumi freschi come la carne di un bambino
dolci come l’oboe , verdi come i prati
e altri di una corrotta , trionfante ricchezza ,
con tutta l’espansione delle cose infinite :
l’ambra e il muschio , l’incenso e il benzoino
che cantano i trasporti della mente e dei sensi
.
Il sonetto contiene una testimonianza della concezione di Baudelaire riguardo la realtà e l’arte: non possiamo comprendere il mondo che ci circonda attraverso strumenti puramente razionali; è invece necessario affidarsi all’intuito, alla fantasia , alla suggestione. . Solo in questo modo è possibile cogliere gli intimi legami e i rapporti segreti che uniscono i diversi elementi della natura. . Alla metafora delle foreste di simboli è associata l’idea di una rete di segni fitta e intricata , che complica la comprensione della realtà , nonostante l’apparenza abituale degli elementi naturali , All’uomo , infatti sono familiari gli aspetti esteriori della natura , non il suo linguaggio , costituito da simboli che solo il poeta sa interpretare . Oltre a presentare una precisa formulazione di poetica che parte dalla visione della realtà propria dell’autore , il sonetto esemplifica concretamente quei procedimenti che per Baudelaire sono gli unici in grado di favorire un ‘autentica conoscenza delle cose dell’universo coese in una unità profonda e oscura. L’immagine del tempio costruito su viventi pilastri che comunicano parole confuse come antichi oracoli al v. 3 si confonde e trapassa , tramite un’analogia in quella delle foreste . Un altro esempio di analogia ricorre negli ultimi versi della lirica : i profumi di una corrotta , trionfante ricchezza, cioè quelli più intensi e per cosi dire opulenti , rimandano , appunto per via analogica , a un senso di infinito e a una sorta di estasi mistica oppure sensuale . Tramite l’analogia vengono accostati elementi lontani e si scoprono somiglianze impensate tra realtà comunemente viste come diverse tra loro . In tal modo – ponendo cioè ogni elemento in relazione con un altro , spesso in maniera sorprendente – il poeta penetra sotto la scorza superficiale di quel luogo sacro che è la natura , per coglierne la vera essenza, oltre il velo dei fenomeni esteriori. I versi 8-10 sono tutti giocati su una figura assai frequente nella poesia simbolista, la sinestesia , per cui i profumi , i colori, e i suoni si rispondono . In particolare , l’attenzione si focalizza sui profumi ai quali il poeta attribuisce una notevole efficacia nel fornire potenti stimoli alla fantasia e all’immaginazione . Le loro qualità sono rese attraverso precisi procedimenti sinestetici : tali profumi sono freschi come la carne di un bambino , come qualità che si può percepire , oltre che con l’olfatto , con il tatto ; dolci come l’oboe , uno strumento musicale a fiato il cui suono si può apprezzare con l’udito ; verdi come i prati , una dimensione , quella del colore , avvertibile con il senso della vista . In tal modo vengono toccati e intrecciati diversi ambiti sensoriali e il poeta afferma implicitamente l’intima comunione esistente tra loro.
Charles Baudelaire (1821-1867) poeta francese ritenuto il padre del Decadentismo e del Simbolismo . Insieme ad altri autori quali Paul Verlaine e Arthur Rimbaud costituì il cosiddetto gruppo dei Poeti Maledetti .
Professore Vincenzo Bruzzaniti