di Tommaso Labate tratto dal corriere.it
L’orecchio più distratto continua a ricordarlo come il «medico di mamma Rosa», il luminare a cui Silvio Berlusconi si affezionò molti anni fa dopo una complicata operazione dell’amata mamma. I più attenti lo conoscono come il nume tutelare della colonna vertebrale, uno degli ortopedici più quotati in campo nazionale e internazionale. I calabresi, oltre che come corregionale, potrebbero trovarselo presto nella shortlist di candidati al posto che era occupato da Jole Santelli, scomparsa qualche mese fa.Bernardo Misaggi, calabrese di Marina di Gioiosa Ionica ma milanese d’adozione, direttore dell’Unità Ortopedia-traumatologia dell’istituto Pini, un’eccellenza del capoluogo lombardo, è uno dei nomi in campo per le elezioni regionali calabresi che si terranno — emergenza Coronavirus permettendo — il 14 febbraio prossimo.
Lo scambio epistolare con Ursula von der Leyen
Che sia apprezzato da Berlusconi non è un mistero per nessuno. Decisamente più riservato, tanto per dirne una, è stato il recente scambio epistolare con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, a cui Misaggi si era rivolto per segnalare le criticità della sanità calabrese nel bel mezzo della pandemia (la risposta da Bruxelles era arrivata a stretto giro di posta). Erano i giorni in cui una petizione popolare su Change, ottocento firme in meno di 24 ore, lo promuoveva «a sua insaputa» come miglior commissario alla sanità della Regione a seguito del terremoto apertosi dall’intervista di Cotticelli a Rai 3 e ai successivi colpi di scena che tennero il governo col fiato sospeso per alcune settimane.
«Né amministratore pubblico né dirigente di partito»
A chi gli chiede come mai a ogni tornata calabrese il suo nome spunti sempre e poi non se ne faccia mai nulla, Misaggi risponde con un’alzata di spalle. «Quando si cerca un candidato governatore, alla fine si guarda nella direzione degli amministratori pubblici o dei dirigenti di partito. E io non sono né l’uno né l’altro». Il medico è decisamente meno incline ad accogliere l’obiezione di chi lo considera un calabrese ormai lontano dalla Calabria. «Negli ultimi trent’anni, sono andato in Calabria a visitare almeno una volta al mese, tutti i mesi». Diecimila calabresi trasferiti negli ospedali del Nord con tanto di parenti, più una serie di colleghi e collaboratori lo hanno dotato di una «rete» che nell’ultimo decennio si è sempre impegnata a raccogliere consenso per il centrodestra a ogni tornata elettorale. Per l’attuale sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, per il primo cittadino di Catanzaro Sergio Abramo, così come per Wanda Ferro e, più di recente, per la corsa di Antonino Minicucci al comune di Reggio Calabria e anche per la sfortunata Jole Santelli.
Figlio di Dc
«Gli amici, che sono distribuiti sul tutto il territorio regionale e che presidiano tutte le province», è la riflessione condivisa nelle ultime ore da Misaggi, «mi stanno spingendo comunque a dar vita a una lista per le prossime regionali». In fondo, sono schemi, stilemi e liturgie che lui ha assimilato sin da bambino, prima che gli studi lo portassero da tutt’altra parte. Figlio di un democristiano di rito misasiano (nel senso di Riccardo, già ministro della Pubblica istruzione, uno dei big dello Scudo crociato nazionale ai tempi della Prima Repubblica), «sono cresciuto sulle spalle di chi affiggeva manifesti elettorali della Dc». Il dibattito interno al centrodestra, nelle prossime settimane, stabilirà se per lui è arrivata l’ora di staccare un biglietto Milano-Calabria. Che, dopo trent’anni, sarebbe di sola andata.