“Ci stanno cancellando le parole di bocca, come se dire ‘zingaro’ sia già un giudizio negativo, ‘negro’ è la stessa cosa, in calabrese dico ‘niurio’ per dire negro, non c’è altro modo”. Lo dice Nino Spirlì, vicepresidente della giunta regionale calabrese, in quota Lega, ospite di un dibattito a Catania sul tema dell’egemonia culturale. “Nessuno mi può venire a dire ‘non puoi dire che sei ricchione’ per dire che sei ‘ricchione’, perché sei omofobo”, aggiunge. “Guai a chi mi vuole impedire di usare la parola ricchione per dire che sei ricchione”, sottolinea Spirlì. “Non c’è cosa più brutta della lobby ‘frocia’, quella a cui dovrei appartenere io”, dice ancora riferendosi alla propria omosessualità. Poi conclude: “Io dirò ‘negro’ e dirò ‘frocio’ fino all’ultimo dei miei giorni. Che fanno, possono impedirmelo?”.

Quelli dei bronzi di Riace “sono culi che hanno più di duemila anni e sono così sodi che non possiamo coprirli, non metteremo mai le mutande ai bronzi, andare a coprire la bellezza… onestamente no, non ce la farei”. Dicea ancora Nino Spirlì, vicepresidente della giunta regionale calabrese. Le sue parole stanno facendo così il giro del web tra le polemiche.

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