di Francesco Marrapodi

C’è un angolo di terra, lungo il litorale ionico reggino, sospeso tra mito e realtà. Un luogo che che porta inciso nella roccia e nel vento il mero respiro dei secoli, testimone di ere lontane, di storie che si perdono dentro gli oscuri meandri della meridionale esistenza. Questo luogo è Capo Bruzzano, più comunemente conosciuto come La Scogliera. E oggi è stato reso alla sua originale bellezza, merito del “Progetto IN. RI. V. A. interventi di ripristino e valorizzazione ambientale” finanziato dal Programma Regionale Calabria FERS/FES 2021- 2027, a cura dell’Ente per i Parchi Marini Regionali e in linea con Calabria Straordinaria. L’evento è stato inaugurato dal Prefetto di Reggio Calabria Clara Vaccaro, dal Vescovo Don Francesco Oliva, dall’Assessore regionale Giovanni Calabrese, dal Consigliere regionale Giacomo Crinò; Domenico Giannetta, direttore generale Calabria Verde, dirigente Calabria Verde Domenico Mileto, Direttore Dipartimento Ambiente Siviglia, Direttore ARPACAL Iannone, Direttore Parchi Marini Raffaele Greco dal sindaco di Bianco Giovanni Versace, dal sindaco di Africo Domenico Modafferi, di Ferruzzano Domenico Pizzi e dai restanti sindaci del Promontorio Capo Zeffirio. Rilevante la presenza delle forze dell’ordine: Guardia di Finanza, Guardia Costiera, Carabinieri, Polizia Municipale.
Per anni questo piccolo lembo di paradiso è rimasto sepolto sotto l’enorme gravame dell’incuria e dell’indifferenza; stretto nella morsa dell’abbandono, coperto da rovi e cespugli, detriti e silenzi assordanti. Eppure, come un guerriero ferito nell’orgoglio ma tenace nei propositi, ha continuato a resistere nel tempo, mantenendo intatta la sua anima, aspettando con pazienza secolare il giorno in cui qualcuno si sarebbe degnato di guardarlo con occhi diversi, occhi d’amore.

Ebbene, quel giorno è arrivato. Oggi Capo Bruzzano è stato restituito alla sua dignità. Non con clamore, ma con la grazia silenziosa delle cose vere e significative. La sua scogliera si mostra di nuovo nuda e bellissima, straordinaria e incantevole; lavata dalla dedizione di chi non si è arreso. Le istituzioni, i volontari, le realtà come Calabria Verde, il Corpo Forestale, le Amministrazioni Comunali in testa quella di Bianco, Africo e Ferruzzano – affiancati da tante instancabili mani – hanno restituito dignità a questo sacro luogo. Ognuno ha fatto del suo e ciascuno si è dimostrato all’altezza di una situazione che sembrava pressoché impossibile. Ed è stato bellissimo! È stato come assistere a una sorta di battesimo laico della bellezza: un territorio resuscitato, lavato dalle ferite del passato e rivestito di una nuova luce.
Oggi Capo Bruzzano ha ritrovato la sua voce. E la sua è una voce potente, che parla di speranza, di resilienza, di futuro. Ma la magia non nasce mai da sola. C’è chi sta vegliando su questo fazzoletto di terra con tenacia e affetto, da quando ancora nessuno osava sfidare la realtà. Attenzioni come quelle di Plastic Free, o di persone come Totò Bartolo (in arte B’ART) che hanno difeso e custodito questa spiaggia come si custodisce un tesoro prezioso, continuando a raccontarla, a proteggerla, a viverla quotidianamente come parte del proprio respiro. Sono loro che in tutto questo tempo hanno tenuto la fiamma accesa, anche quando sembrava fievole o tendenzialmente spenta. Ed è anche loro che dobbiamo ringraziare. Perché una verità va detta, e va detta con forza: nessun paradiso si salva da solo. E oggi Capo Bruzzano è diventato molto più di un paradiso. È diventato un patto tra la natura e gli esseri umani. È diventato la dimostrazione tangibile che quando l’uomo riscopre il legame con la propria terra, quando si ferma ad ascoltare la voce del vento e del mare, allora può far rinascere tutto, anche ciò che sembrava irrimediabilmente perso.
E così, oggi, finalmente dopo tanto, chi ha la fortuna di camminare sopra questo particolare fascio territoriale e, fermandosi, si da a guardare l’orizzonte che si fonde con il blu infinito, sente accendersi dentro un qualcosa di straordiamente straordinario. Un po’ come una vibrazione elettrica, come una nostalgia antica che rinnova promesse per il futuro. Capo Bruzzano è tornato a vivere insomma, a respirare. E lo ha fatto con la forza della bellezza, con l’umiltà del silenzio e con l’amore e l’impegno di chi non lo ha dimenticato.
E il percorso che scende in spiaggia è una delle prove di quanto stiamo raccontando. Costeggiato da una staccionata (la più preziosa delle opere realizzate di recente dagli operai di Calabria Verde dei Comuni di Caraffa e Sant’Agata del Bianco) potrebbe rappresentare davvero parte della rinascita del territorio. E allora anche questo bisogna dirlo: siamo davanti al classico esempio di come dedizione, talento e senso di appartenenza possano dare lustro a qualsiasi contesto sociale. Non si tratta di estetica, ma di spirito: ogni asse, ogni dettaglio racconta la cura e la passione di chi vive in simbiosi con la propria terra. A rendere ancora più suggestivo tutto ciò, sono le numerose installazioni artistiche che costellano il tragitto, prima tra tutte la tartaruga: maestosa opera, simbolo inconfondibile di identicità e del posto.
E poi le altre creazioni scultoree; eccellenti opere scolpite nella pietra da operai-artisti di Calabria Verde, veri maestri autodidatti, capaci di dar vita a forme che evocano le radici profonde di una regione che fu culla della civiltà. Questi uomini, pronipoti della Calabria più arcaica, si muovono nel solco lasciato dagli antenati greci: popolo per cui arte, poesia e sapienza furono colonne portanti della vita quotidiana. L’intero progetto rappresenta dunque una sorta ritorno alle origini, nonché una potente affermazione del presente: un promemoria di quanto si possa costruire quando si lavora con visione. In un’epoca in cui spesso si parla di abbandono e marginalità, è qui che si dimostra che la Calabria sa ancora reagire, reinventarsi, guidata da chi non ha mai smesso di crederci. Questo luogo, un tempo trascurato, oggi si propone infatti come uno dei più suggestivi punti d’attrazione della Regione. Ed è proprio in questo contesto che si riscontra lo spirito del calabrese: resiliente, fiero, radicato nella storia ma proiettato al futuro. Una testimonianza viva di come, in Calabria, è il principio – ovvero l’idea, il desiderio, la volontà – a prevalere su tutto. Perché qui, più che altrove, volere è davvero potere!