Due cosentini, entrambi di 49 anni, sono stati arrestati stamani essendo con l’accusa di incendio aggravato in concorso, essendo ritenuti rispettivamente uno il mandante e l’altro l’esecutore materiale, su pagamento, di cinque roghi appiccati, tra Montalto Uffugo ed il capoluogo, ad altrettante auto.

Il provvedimento a loro carico, emesso dal Gip del Tribunale locale su richiesta della Procura, scaturisce dalle indagini eseguite dai carabinieri dopo gli incendi registrati dal marzo all’ottobre dell’anno scorso, che hanno visto il danneggiamento sistematico dei cinque mezzi, di proprietà di due vittime, ed avvenuto utilizzando del liquido infiammabile.

Dopo il primo caso, la prima vittima aveva riferito agli investigatori di avere da tempo dei contrasti con un vicino di casa, che è uno degli arrestati di oggi, ed in particolare con il figlio che, già da minorenne, avrebbe assunto dei comportamenti persecutori nei suoi confronti e della sua famiglia. Una situazione che sarebbe poi divenuta talmente insostenibile da portarlo a sporgere una denuncia.

In una delle ultime liti, in cui la vittima aveva richiesto l’intervento dei Carabinieri, sarebbe stato anche aggredito fisicamente dal padre del ragazzo che gli avrebbe sferrato un pugno provocandogli delle ferite; un fatto per cui fu presentata un’ulteriore denuncia.

Di questi contrasti, poi, sarebbe stato a conoscenza un altro vicino di casa che, per questo, è diventato un testimone a sostegno del denunciante che nel frattempo, esasperato da queste persecuzioni, è stato costretto addirittura a lasciare la sua abitazione a Montalto Uffugo per trasferirsi a Cosenza.

Nonostante tutto, pur avendo cambiato città, a distanza di pochi mesi, però, l’uomo avrebbe subito un altro danneggiamento dell’auto, andata completamente distrutta dalle fiamme.

Un fatto questo che non sarebbe isolato: gli inquirenti ritengono infatti che per intimorire e arginare eventuali testimonianze nel procedimento penale che stava avendo il suo corso, sarebbero state incendiate anche le vetture dell’ex vicino di casa che, di lì a poco, sarebbe stato sentito come teste nel processo.

Proprio in quest’ultima circostanza, il presunto esecutore materiale avrebbe appiccò fuoco alle auto in sosta che erano molto vicine ad altre vetture, ad abitazioni e addirittura ad una legnaia e ad una bombola di gas che, se fosse stata raggiunta dalle fiamme, avrebbe potuto esplodere causando una propagazione incontrollata dell’incendio.

Le fiamme infatti attinsero finanche il cane della “vittima-testimone” che si trovava nel cortile dell’abitazione, e che aveva riportato delle ustioni sul manto.

I carabinieri i dicono oggi certi di aver così ricostruito le condotte degli indagati, che sono sospettati di aver pianificato ed attuato quella che gli investigatori definiscono come “una precisa strategia ritorsiva e punitiva”, reiterata nel tempo, nei confronti delle vittime, rei di aver causato vari problemi giudiziari non solo al figlio del mandante, ma anche a lui stesso. Gli arrestati si stati sottoposti ai domiciliari.

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