“Abbiamo fatto quel che potevamo fare rispetto agli elementi di prova all’epoca in nostro possesso. Tuttavia abbiamo continuato a lavorare, anche grazie alla presenza della Sezione specializzata del Ros ‘Crimini violenti’, arrivando a dimostrare il coinvolgimento e la responsabilita’ degli esecutori materiali dell’attentato che costo’ la vita a Matteo Vinci e, nel mentre indagavamo, e’ emersa l’esistenza di un traffico di droga per centinaia di chili di marijuana e di diversi chili di cocaina. Due reati che si intrecciano tra di loro divenendo la causale dell’omicidio dell’autobomba”. Lo ha detto il Procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa sull’operazione “Demetra 2” che ha visto l’emissione di sette ordinanze di custodia cautelare, due delle quali a carico dei presunti esecutori materiali dell’attentato in cui fu ucciso Matteo Vinci e resto’ gravemente ferito il padre Francesco Antonio.

“Un episodio molto grave – ha aggiunto Gratteri – un messaggio lanciato per terrorizzare tutti gli abitanti della provincia di Vibo e non solo, per dire ‘questo e’ il nostro metodo’, il metodo della famiglia Mancuso, specializzata nel riuscire ad estorcere terreni”.
Gratteri ha definito Matteo Vinci, di professione biologo marino, “un giovane che grazie al costante sacrificio dei genitori aveva potuto proseguire gli studi fino a conseguire la laurea. Un giovane professionista, figlio di una famiglia perbene, che non si e’ voluto piegare al giogo della ‘ndrangheta, ben sapendo che i suoi interlocutori erano i Mancuso; non si e’ tirato indietro per difendere la propria terra, le radici della sua famiglia che gli hanno consentito di mantenere gli studi. Ha voluto reagire alla violenza e alla sopraffazione mafiosa che da quasi un secolo i Mancuso hanno messo in atto nel Vibonese”.

 

“Penso che in questi quattro anni abbiamo dato delle risposte importanti e significative in un territorio come quello del Vibonese che si trovava e si trova attualmente a dovere fare fronte ad una ‘ndrangheta di serie A che interagisce con altre mafie, anche in Sud America”.

 

“E’ per questo motivo – ha aggiunto Gratteri – che abbiamo rafforzato la nostra presenza nella provincia perche’ si e’ capita la serieta’ del progetto della Dda di Catanzaro. Sul territorio di Vibo e Crotone sto seguendo personalmente le indagini, non ho voluto un procuratore aggiunto e se ci sara’ un aumento della pianta organica destinero’ un altro magistrato che si interessera’ di ‘ndrangheta nel vibonese”.

 

Per il comandante provinciale di Vibo Valentia dei carabinieri, colonnello Bruno Capece, “si e’ chiuso il cerchio su uno degli omicidi piu’ efferati di sempre e questo e’ merito della squadra costituita nel 2016 che continua a funzionare anche se si cambiano i singoli. E’ questo il segnale che il progetto di collaborazione tra forze di polizia e’ quanto mai efficace”.