“Mi chiamo Nicholas, Nicholas Green, e ho 7 anni: sono nato a San Francisco, negli Stati Uniti, il 9 settembre 1987 e sono un bambino dolce e generoso.
A settembre del 1994, andai in vacanza in Italia con i miei genitori, Reginald e Maggie, e la mia sorellina Eleanor di 4 anni: abbiamo visitato Firenze, Roma, Pompei,… e poi ci siamo diretti verso la Sicilia, percorrendo la Salerno-Reggio Calabria, con un’auto a noleggio.
Disgraziatamente, la vettura sulla quale era la mia famiglia fu scambiata per l’auto di un ricco gioielliere. E così, un gruppo di rapinatori azzardarono un tentativo di rapina a mano armata nei pressi dell’uscita di Serre, vicino a Vibo Valentia: la rapina finì male e io rimasi gravemente ferito. Venni ricoverato al centro di Neurochirurgia del Policlinico di Messina ma, nonostante tentativi disperati, il 1 ottobre 1994, sono morto.
Fu una tragedia assurda che però, d’improvviso, i miei genitori riuscirono a trasformare in una pagina di speranza, attraverso un gesto di assoluta bontà e altruismo. Mamma e papà, infatti, nonostante il loro dolore immenso, decisero di donare ad altre persone i miei organi: il mio cuore, il mio fegato, il mio pancreas, i miei reni e le mie cornee… E così la mia morte non è stata inutile, ma ho potuto salvare la vita a cinque persone (quattro ragazzi e un signore) e ridare la vista ad altre due.
La mia storia, in brevissimo tempo, fece il giro del mondo e la mia famiglia Green venne sommersa da tante lettere, messaggi di stima. Il loro gesto contribuì, in modo decisivo, a promuovere la diffusione delle donazioni di organi e così, di conseguenza, ci fu un significativo aumento dei trapianti, soprattutto qui in Italia.
Oggi avrei compiuto 30 anni. Magari, avrei potuto avere anche già dei figli.
Ma, nonostante il destino mi sia stato avverso, io vivo ancora, non solo nelle sette persone che ho salvato, ma anche nelle altre che ho contribuito a salvare con il mio esempio e, certamente vivrò per sempre nel cuore della mia famiglia.”

Parla Reginald Green, padre della giovane vittima: 

«Il primo ottobre saranno passati 25 anni da quando mio figlio di sette anni, Nicholas, morì dopo essere stato colpito da un proiettile durante un tentativo di rapina in auto lungo l’autostrada Salerno-Rc mentre eravamo in vacanza con tutta la famiglia. Mia moglie Maggie ed io donammo i suoi organi e cornee che andarono a cinque malati italiani molto gravi (quattro dei quali adolescenti), alcuni quasi in punto di morte, e altri due adulti che stavano diventando ciechi. Venticinque anni dopo, cinque dei sette sono ancora vivi». «Nei dieci anni successivi alla morte di Nicholas, i tassi della donazione degli organi in Italia sono triplicati, un tasso di crescita a cui nessun’altra nazione è andata vicino. Migliaia di persone che sarebbero morte sono invece vive. E’ conosciuto nel mondo come ‘L’Effetto Nicholas’»

 «Maggie ed io verremo in Italia per alcuni eventi, e per visitare gli ospedali e incontrare le persone che furono coinvolte all’inizio della storia. Il primo ottobre ci attendiamo di incontrare tre dei riceventi di Nicholas al Policlinico di Messina, dove Nicholas è morto e dove alcuni membri dello staff che erano di servizio quella notte saranno presenti. L’ospedale ha intenzione di caratterizzare l’anniversario intitolando il reparto di terapia intensiva a Nicholas, per ricordare che una decisione di donare può salvare in media tre o quattro vite»

 Il 30 settembre saremo a  Polistena. Incontro con lo staff dell’Ospedale Santa Maria degli Ungheresi, il primo nosocomio dove Nicholas venne portato dopo essere stato colpito.

1 ottobre a Messina. Incontro e conferenza con lo staff dell’Ospedale e tre dei riceventi di Nicholas presso l’Ospedale dove Nicholas è morto e i suoi organi espiantati.

2 e 3 ottobre a Roma. Eventi vari.

4, 5, 6 ottobre a Milano.

7 ottobre a Milano. Conferenza all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda.

dal web