Guardia Piemontese- A Gàrdia di un tesoro storico – culturale
Minoranza etnica Calabrese
Un’altra minoranza etnica, culturale che si aggiunge in queste cinque collane preziose di Calabria. Dopo aver incontrato i greci di Calabria nell’area grecanica nel sud della regione, dopo aver visitato la cultura arbereshe degli albanesi d’Italia, come amano definirsi, nella provincia di Cosenza, Provenendo da Lamezia Terme, giungiamo all’altezza di Falerna, dove svincoliamo dall’A2 e imbocchiamo la SS 18 tirrenica. Percorriamo la bellissima riviera dei cedri, che ha come sigilli alla propria bellezza due isolotti, quella di Cirella a largo di Diamante, patria del Festival del Peperoncino e quella più a nord al confine con la Basilicata. l’isolotto di Dino a Praia a Mare, due isolotti che sembrano completare la dolcezza di bellezza di questo lembo di costa calabrese. Sulla S.S. 18, avvistiamo lo svincolo che ci condurrà a Guardia Piemontese, paesino di 1500 abitanti che dall’alto ci delizia di paesaggi costieri mozzafiato, ossigenandoci di un’ arietta sopraffina. Dopo qualche chilometro, oltrepassato lo stabilimento termale, giungiamo nel borgo che si distingue per una certa pulizia e cura, con i distintivi cartelli delle vie in doppia lingua occitana e italiana. Già da queste parti , si parla la lingua occitana , gli anziani che c’incontrano nei pressi della pensilina del bus, ci chiedono con gentilezza , se siamo dei turisti, tra di loro “spiccano ” la lingua occitana ed alla nostra domanda, riferita se tutti i cittadini parlassero questa lingua cadenzata e delicata, ci rispondono che non tutti, ma la cosa importante è  che cominciano anche i giovani a volerla parlare, rimarcando l’importanza di parlarla sempre più, per poterla tramandare , conservandola più integrale possibile, rafforzando così gli usi , i costumi e le tradizioni collegate. Facciamo quattro passi, in una giornata coperta e leggermente fresca, facendo una salitina, giungiamo alla Porta del Sang , ingresso naturale del grazioso borgo, luogo tristemente storico che attesta il martiricidio che la crociata cristiana fece nei confronti dei Valdesi che perseguitati e definiti eretici dagli stessi, visto che alcuni seguivano le dottrine calviniste e furono massacrati proprio in questa zona del paese.  Questo borgo che comincia a riconquistare la propria dignità, proprio con la conservazione e la valorizzazione delle proprie ricchezze storico culturali e identitarie, così facendo, dona a questa terra di Calabria, quel valore aggiunto, quel dolce zucchero, arricchente e naturale, luccicante di una perla che tante regioni di certo vorrebbero fregiarsene nel loro ” paniere” turistico. Oltre al monumento dei caduti in guerra, troviamo anche un altro monumento commemorativo in paese, quello della Roccia di Val Pellice, roccia proveniente dall’omologa valle piemontese, il più ricco centro culturale della comunità valdese. Ai piedi di questa roccia, vi è collocata la lapide con il martirologio con i nomi di tutti i caduti valdesi del 5 giugno 1561. Cerchiamo un locale dove poter gustare un piatto tipico, ma essendo in emergenza Covid19, troviamo solo un panificio, dove gustiamo delle ottime zeppole allungate in pasta di pizza e dei tarallucci glassati di zucchero bianco, ma ci consigliano di tornare, per poterci gustare una tipica polenta con finocchio , una specialità che da queste parti degustano ancora oggi. Non ci resta che apprezzare questa comunità che rimane legata fortemente alle proprie radici culturali e identitarie , lodando le associazioni del luogo ed il centro culturale che in maniera produttiva e certosina, ricompongono e valorizzano il loro mosaico etnico valdese, nonostante il borgo non sia popolato più, come un tempo.

Gianpiero Taverniti