Muore in ospedale, dove era stato trasportato in Pronto soccorso dal dottore della Guardia medica, dal momento che non vi sarebbero state ambulanze disponibili per l’intervento. Ieri notte, stando alle prime ricostruzione, a pagare il costo altissimo della disorganizzazione del servizio sanitario cittadino un uomo di 72 anni, Raffaele Caparello, medico di base ormai in pensione, il quale in serata avrebbe avvertito dei dolori molto forti al petto. I familiari avrebbero provato invano a contattare il 118 per poi rivolgersi alla Guardia medica.

Sarebbe stato proprio il medico di turno, resosi conto della situazione, a intervenire personalmente per trasportare l’uomo all’ospedale. Una corsa contro il tempo vana, però, perché – giunti in Pronto soccorso – il 72enne è deceduto poco dopo.

“Una tragedia che non dovrebbe mai accadere, una storia dolorosa che tocca tutti noi e della quale tutti siamo responsabili, in modo e quantità diverse ma siamo tutti coinvolti. La morte del collega Raffaele Caparello per la carenza di ambulanze con il medico è una vergogna per una comunità civile nell’anno 2022. Ieri notte verso le tre il dottore Caparello ha cominciato ad avvertire dei forti dolori al petto e al braccio e ha chiesto ai suoi familiari di chiamare il 118 dove però, hanno risposto che non vi erano ambulanze disponibili. Una nuova chiamata viene fatta dopo circa un’ora ma la risposta non cambia. A questo punto viene avvertita la guardia medica e il dottore decide per l’immediato trasporto al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Lamezia dove però, Caparello muore poco tempo dopo. Una vita trascorsa a curare pazienti, migliaia di pazienti prima di andare in pensione per finire senza cure adeguate nella sua città. La voglia di fare polemica è pari a zero ma l’amarezza, lo sconforto e la rabbia sono tante. Ora ci stringiamo intorno alla famiglia del povero Raffaele e ne condividiamo l’immenso dolore che sta provando in queste ore terribili” . Lo scrive in una nota Amalia Bruni, leader dell’opposizione in Consiglio Regionale.

“Ma una riflessione seria sulla vicenda 118 va fatta e anche in tempi brevi. Perché – prosegue – non è possibile morire per strada o a casa perché non ci sono ambulanze e quelle poche che circolano non hanno i medici, solo quest’anno abbiamo avuto diverse vittime per questo motivo. Sento da più parti che si sta lavorando per risolvere la questione, lo spero bene, anche perché mentre si riflette sulle soluzioni, i cittadini più sfortunati muoiono per una cattiva gestione della sanità. Ma come ci siamo arrivati a questi livelli? Che cosa ha fatto chi ha gestito, ad esempio, la centrale del 118 di Catanzaro? Nulla, se non guardare come il servizio venisse raso al suolo dai commissari e da chi gli stava accanto senza muovere un dito. Si è persa anche la decenza di tacere per rispetto dei cittadini”.

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