Rinvio a giudizio per l’anestesista intervenuto durante l’operazione di rinoplastica di Mariachiara Mete, la 21enne di Lamezia Terme morta dopo l’operazione del 17 giugno dell’anno scorso nella clinica “La Casa del sole” di Formia.

A conclusione delle indagini preliminari il sostituto procuratore del tribunale di Cassino, Alfredo Mattei, ha infatti chiesto il processo per il medico, imputato di omicidio colposo “per aver cagionato per colpa la morte della 21enne”, secondo il magistrato.

L’uomo, in qualità di anestesista che ha prestato la propria attività professionale durante l’intervento di rinoplastica – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio presentata al Gip – per colpa consistita in negligenza e imperizia, in occasione dell’arresto cardiocircolatorio insorto nel corso dell’intervento chirurgico somministrava alla paziente in prima battuta atropina ed efedrina in luogo della adrenalina, poi infusa in un momento successivo, e ometteva di effettuare un immediato massaggio cardiaco esterno alla frequenza di 100/120 al minuto, praticandolo solo in una seconda fase al ritmo di 80/90 al minuto, sicché non si atteneva alle linee guida prescritte per la rianimazione e così determinava un ritardo nel ripristino della attività cardiaca, rilevata solo dopo tre minuti dall’inizio delle manovre rianimatorie, nonché nella perfusione cerebrale, con conseguente aggravamento del danno neurologico post-anossico, e per l’effetto con le condotte colpose sopra descritte concorreva a cagionare il decesso di Mete Mariachiara”.

Invece, nei confronti degli altri indagati30 persone appartenenti a vario titolo alle diverse strutture coinvolte, non sono stati ravvisati ulteriori profili di responsabilità penale avendo i consulenti tecnici della Procura concluso “che non possono essere mosse censure di sorta al chirurgo che ha praticato l’intervento né tanto meno a tutti gli operatori sanitari che hanno prestato la propria assistenza alla paziente durante i ricoveri nelle fasi successive all’episodio acuto”.

Per tali sanitari, pertanto, la Procura ha richiesto l’archiviazione. I familiari, in attesa dell’udienza preliminare, fissata per il prossimo 27 gennaio, hanno deciso di intraprendere autonoma azione civile.

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