«A coloro che hanno commesso un sì grave gesto sacrilego, se mi ascoltano, dico: “Convertitevi. il giudizio di Dio verrà anche per voi. Abbiate il coraggio di ravvedervi. Riportate le specie eucaristiche che avete sottratto da questo luogo.” Il furto compiuto è un’offesa gravissima alla nostra fede cristiana. È un atto talmente grave che colui che l’ha commesso è incorso nella “scomunica”, la massima pena contemplata nel diritto della Chiesa: è cioè escluso dalla “comunione dei fedeli” e privato dei beni spirituali necessari alla salvezza».

Con queste frasi pronunciate nel corso dell’omelia della celebrazione diocesana di riparazione e riapertura al culto della Chiesa Matrice di “S. Maria ad Nives” di Bovalino Superiore, mons. Francesco Oliva ha tuonato contro gli autori del gravissimo atto sacrilego scoperto all’inizio di marzo quando sono state trafugate dal tabernacolo l’Ostia Magna conservata nella teca e un medaglione (regalato dal vescovo Raffaele Antonio Morisciano), dove era conservato un capello della Madonna. Un atto che ha destato dolore e sconcerto nella comunità cristiana di Bovalino e della Diocesi di Locri-Gerace, tanto che subito mons.

Come riporta Rocco Muscari su gazzettadelsud – Calabria, oggi in edicola, Mons. Oliva ha dato indicazioni all’Ufficio liturgico diocesano, diretto da don Nicola Commisso, con una serie di iniziative in tutte le chiese della Locride, con una via Crucis comunitaria, nonché con la messa di riparazione per riaprire al culto il luogo sacro.

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