Un esemplare di barracuda di circa 900 grammi è stato pescato a Bovalino, con pesca da terra. Un barracuda? Si, proprio questo pesce che nelle sue diverse specie popola i mari tropicali, in particolare il Mar dei Caraibi ma presente sia nell’Atlantico che nel Mediterraneo. A pescarlo è stato il sig. Stefano De Angelis, un appassionato di pesca, sposato con una nostra compaesana della frazione “Pozzo” ma sicuramente un “poeta” della pesca con la canna, tanta è la pazienza, tanta la passione, tanto amante della solitudine nelle serate in cui, da solo o in compagnia, mette l’esca all’amo ed inizia pazientemente ad aspettare che il pesce abbocchi. Che ci fossero barracuda vicino la riva lo sapeva bene avendo pescato, sempre di notte, nel Mar Tirreno nei pressi di Villa San Giovanni alcuni esemplari di barracuda e, nessuna meraviglia se, con il nostro mare diventato caldissimo di notte, potessero aggirarsi questi predatori che hanno una dimensione dai 45 cm. (le specie minori) sino a circa 2 metri (non nel nostro mare). Abbiamo fotografato pochi minuti dopo la fortunata pesca, il sig. Stefano per il quale, da professionista quale è, non è stato affatto un colpo di fortuna. “Mettiamo da parte tutto il bagaglio tecnico, sediamoci ad ascoltare il silenzio. Ci pervade subito la sensazione del “non rumore”. Applichiamolo al recupero. Si lancia, si aspetta che l’artificiale tocchi l’acqua. Aspetta fino a 20 secondi dopo che ha toccato l’acqua. Tutto deve tornare ad essere silenzioso. Ora è silenzio. Non avere fretta di recuperare, frena questo spasmo istintivo che ti dice recupera, recupera che abbocca! Ed invece ascolta il silenzio e recupera tenendo bene presente il significato della parola “Fermo”, “f-e-r-m-o”. Gli chiedo cosa significa questa parola e mi risponde: “Quando hai capito la parola “fermo” inizi un recupero estremamente lento; mezzo giro di manovella e ti fermi. Agisci una leggera pressione con la canna all’indietro e recuperi con la sola canna e poi ancora mezzo giro di manovella. Silenziosamente!. E’ proprio in questo modo ed in condizioni estreme di calma sono riuscito a far abboccare un pesce serra conosciuto per la ferocia di inseguimento ed attacco e distruzione. E’ quasi un gioco mentale di far vedere/non far vedere, sentire/non far sentire l’artificiale. Eppure ha dato i suoi frutti. Appartiene all’immaginazione, quasi un andare in senso contrario alle più comuni regole “d’ingaggio”. Poi quando le condizioni cambiano si rientra nei canoni abituali dello spinning. Bisogna saper suonare una musica con tutte le sue note. Lanciare e recuperare significa suonare una musica mono-nota. Alternare è la soluzione ideale. Recuperare a piccoli strappi senza forzare: in modo cadenzato. Fermarsi e riprendere con un mezzo giro di manovella ripetuto più volte. Insomma, suonare più note per far giungere l’artificiale a riva armoniosamente”. 

Domenico Agostini

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