Sul finire del II sec. a.C., 2200 anni fa, a Locri fu consumato un orrendo delitto: Scipione, riconquistata Locri dopo che questa era stata costretta ad aprire le porte ai cartaginesi di Annibale, fece dapprima giustiziare quelli che riteneva dei traditori, poi lasciò la città nelle mani del suo fido luogotenente Pleminio. E questi commise atrocità indicibili, sempre sotto l’ala protettiva di Scipione. I Locresi, allora, protestarono in senato, a Roma, ed ebbero riconosciute le loro ragioni. Pleminio fu condannato, Scipione la scampò per poco: come si sarebbe svolta la Storia se anch’egli fosse stato condannato?

La vicenda è raccontata, con dovizia di particolari, da Tito Livio nel suo “Ab Urbe Condita” (soprattutto nel Libro XXIX, ma vi sono riferimenti anche nel XXIV, XXVII, XXVIII e XXXIV, a riprova dell’importanza ad essa attribuita dallo storico romano).

In merito, si chiede l’Autore della ricerca, G. F. Macrì, nel libro: “Cos’è più turpe ed esecrabile: la progettazione di un delitto, o la sua materiale realizzazione? Il mandante o l’esecutore?”.

Sono questi i tempi ed i quesiti attorno a cui ruota la narrazione di eventi che ebbero un’alta eco in passato, tanto da venir spesso rappresentati attraverso immagini esplicative dipinte a mano (miniature) o a stampa, che l’Autore ha raccolto in decine di versioni, anche francesi, inglesi tedesche e spagnole, oltre che italiane, del testo di Tito Livio.

In appendice al volume, poi, un richiamo ad un evento teatrale eccezionale che vide, nel lontano 1973, la messa in scena, nell’area del Tempio Marasà a Locri, di questi stessi fatti in una memorabile rappresentazione dal titolo “I Locresi al Senato di Roma”, che ebbe un successo di pubblico (circa 1.500 presenze per ognuna delle tre  repliche) e critica altrettanto eccezionale. L’evento culturale, fondato sull’apporto sinergico di Amministrazioni locali, Regione ed Istituti scolastici del circondario di Locri, con studenti delle classi terminali in veste di attori, rappresentò il risultato concreto di una strategia educazionale e comunicativa di uno spessore altissimo, a testimonianza di elevati livelli culturali che la nostra terra può attingere se, e quando, viene messa nelle giuste condizioni di poterlo fare.