Migliaia di contenziosi, tantissimi dei quali nel corso degli anni sono rimasti sconosciuti all’Azienda sanitaria provinciale. Tanto che, come scrive la commissione straordinaria alla guida dell’ente, «è risultata difficile persino la stessa quantificazione del debito esistente, anche a causa di un contenzioso ormai incontrollabile». Tutto causato anche da un “impenetrabile” disordine amministrativo.

È un vero paradosso, quello dell’Asp, certificato anche dal Ministero dell’Interno che in un documento analizza quanto portato avanti dai prefetti inviati dallo Stato a marzo 2019 dopo lo scioglimento, per infiltrazioni della criminalità, della direzione generale dell’Azienda. «L’attività di riorganizzazione e di recupero della legalità amministrativa ha riguardato, in larga parte, il servizio avvocatura, la cui organizzazione con appena tre professionisti, di cui uno a tempo determinato, costituisce una delle criticità più forti.

Infatti, l’inesistenza di un registro del contenzioso, che vede l’Azienda convenuta in una serie di innumerevoli procedimenti civili, penali e amministrativi, ha rappresentato un grave vulnus informativo che la commissione ha cercato di superare – per quantificare il contenzioso già definito e monitorare quello pendente – con un immane work in progress che ha fatto emergere l’impossibilità di avere certezza della reale situazione e ha posto in luce che nel 95% delle cause l’Asp è rimasta contumace».
Questo spiega il disastro che si è venuto a creare nei conti dell’Ente. «E ciò – scrive sempre il Viminale – ha prodotto numerosissimi pignoramenti presso la Tesoreria, ma ciò che è ancora più grave è che gli uffici dell’Asp non hanno provveduto alla regolarizzazione dei pagamenti effettuati dal tesoriere, circostanza, questa, che ha determinato per lunghi anni plurimi pagamenti della stessa prestazione, mancato controllo delle prestazioni entro il budget assegnato, crescita esponenziale degli interessi legali e moratori per circa 400 milioni di euro.

Previa pubblicazione di apposito avviso, la terna commissariale ha inoltre predisposto un elenco di professionisti al quale attingere per il conferimento di incarichi e consulenze legali e ciò unitamente a un’attenta rivisitazione delle procedure di contenzioso, elemento debole nella genesi delle azioni esecutive. Ed è proprio la gestione del contenzioso uno dei motivi che, ad avviso della commissione, giustifica la proposta di dissesto finanziario per l’Asp di Reggio Calabria ai sensi degli articoli 5 e 10, comma 4, del Decreto Calabria nella consapevolezza che solo bloccando le procedure esecutive e definendo, anche con accordi transattivi, le pretese creditorie si può governare la massa debitoria proveniente dagli anni passati e accentuata da quando, nel 2012, le preesistenti aziende sanitarie locali di Reggio, Palmi e Locri del territorio sono state accorpate in un’unica Azienda sanitaria provinciale».

Il procedimento, tuttavia, non è stato condotto alla perfezione e secondo le norme aggiornate. Allo stesso tempo anche il dissesto finanziario non è stato accordato.
Ma resta un “buco” nella relazione del Viminale: se effettivamente nel 95% dei casi l’Asp non si è costituita nei procedimenti giudiziari, e questo di fatto ha aperto al saccheggio con centinaia di commissari ad acta che prelevano ogni giorno somme dal bilancio, che aiuto ci potrebbe essere per risolvere questo problema, soprattutto in vista della fine imminente della stagione commissariale?

fonte: gazzettadelsud.it