Tre aziende agricole con sede in Ardore sono state controllate lo scorso 1° marzo nell’ambito dei servizi finalizzati ad accertare l’impiego di manodopera di lavoratori “in nero” da parte delle aziende agricole operanti nel settore ortofrutticolo, della coltivazione e della raccolta degli agrumi, con l’obiettivo di verificare che non si realizzino situazioni di illegalità e sfruttamento dei lavoratori costretti in precarie situazioni igienico-sanitarie e con modalità di impiego difformi dalle normative vigenti. Nell’operazione hanno visto la sinergica collaborazione del personale della Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di P.S. di Bovalino, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dell’Ispettorato del Lavoro e della Polizia Provinciale, ed è stata contestata la mancata consegna del contratto di lavoro.  Da mesi, tali mirate attività interforze finalizzate al contrasto del fenomeno del caporalato e lavoro nero piaghe storiche del territorio di questa provincia, sono state ulteriormente implementate dal Prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, nell’ambito di una più ampia strategia, elaborata in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica tanto da essere effettuate, ormai con cadenza settimanale. Più marcati nella Piana di Gioia Tauro, ma presenti anche nell’area della Locride, tali fenomeni danno luogo spesso a intollerabili forme di sopraffazione e di sfruttamento di lavoratori, per lo più stranieri e immigrati. Sulla base di pianificazioni operative settimanali, pertanto, vengono di volta in volta individuati i territori più sensibili, soprattutto la Piana di Gioia Tauro e segnatamente i Comuni di Gioia Tauro, Laureana di Borrello, San Giorgio Morgeto, San Ferdinando, Melicucco, Rizziconi, Serrata, Candidoni, Cittanova, Rosarno, Varapodio, Taurianova, Polistena, Cinquefrondi e Anoia; ma anche la Locride, in particolare nel territorio dei Comuni di Ardore, Bovalino, Benestare, Bianco, Casignana, Grotteria, Sant’Ilario dello Jonio e San Giovanni di Gerace.

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Le aziende controllate operano per lo più nel comparto agricolo o della trasformazione agro-alimentare, dove più forte è l’impiego di immigrati, ma anche nel settore dell’edilizia, della ristorazione e della panificazione. Gli interventi interforze, integrati da personale dell’Ufficio Provinciale del Lavoro e dell’Azienda Sanitaria Provinciale, hanno riguardato controlli sulla regolarità dell’impiego e dell’assunzione della manodopera nonché controlli sull’osservanza della normativa in materia d’ingresso e permanenza degli stranieri nel territorio nazionale.
Nell’anno 2017 sono state controllate 95 aziende, deferite all’Autorità giudiziaria 2 persone, effettuate 672 perquisizioni personali e contestate 192 sanzioni amministrative per 1.270.297 euro. Nell’anno 2018 sono state controllate 208 aziende, deferite all’Autorità giudiziaria 1 persone, effettuate 1.414 perquisizioni personali e contestate 435 sanzioni amministrative per 1.401.636 euro. Nei primi due mesi del 2019 sono state controllate 14 aziende, deferite all’Autorità giudiziaria 1 persona, effettuate 50 perquisizioni personali e contestate 19 sanzioni amministrative per 270.297 euro. Complessivamente dall’inizio del monitoraggio – febbraio 2015 ad oggi – sono state controllate 881 aziende, deferite all’Autorità giudiziaria 89 persone, effettuate 2.605 perquisizioni personali e contestate 19 sanzioni amministrative per 3.674.997,68 euro. Le operazioni di contrasto al fenomeno del “caporalato e lavoro nero”, che si inseriscono nell’ambito della Direttiva del Ministro dell’Interno del 23 aprile 2014 denominata “Focus ‘ndrangheta – Piano d’azione nazionale e transnazionale”, mirano ad incidere sul territorio per il riacquisto alla legalità in settori nevralgici dell’economia locale e continueranno ad essere pianificate, settimanalmente, nei prossimi Comitati provinciali di Ordine e Sicurezza Pubblica.