E’ tutto pronto per la XXXIV edizione

del  Premio Pericle D’Oro 2018

che si svolgerà dal 27 al 28 Luglio

al Castello Feudale di Ardore (R.C.)

Premio Pasquino Crupi “Per La Cultura” ad  Antonio PuglieseOrdinario di Clinica Medica Veterinaria  dell’Università di Messina.

Il Premio, alla quinta edizione è dedicato al giornalista scrittore, intellettuale calabrese strenuo meridionalista e difensore appassionato della  Calabria.

Oggi la Questione Meridionale si presenta più attuale che mai e il miglior modo per onorare la sua figura è tenere alta la bandiera del Meridionalismo e far tesoro della sua grande lezione nell’interesse delle classi popolari e di quegli “ultimi” che sono sempre stati al centro del suo “apostolato laico”.  Antonio Pugliese risiede ormai da diversi anni in    Sicilia, ma è calabrese, nativo del vibonese, più precisamente di Brattirò, frazione di Drapia, paese dove ha passato la sua fanciullezza ed al quale è rimasto sempre legato. E’ stato rieletto, per il prossimo triennio, alla presidenza della S.I.SVet (Società Italiana delle Scienze Veterinarie), la più antica e prestigiosa società scientifica della medicina veterinaria italiana che riunisce le Facoltà universitarie, i ricercatori, i professionisti e gli studiosi del settore. L’associazione ha tenuto il suo 63esimo Congresso nella città di Udine. Ad esso hanno preso parte personalità provenienti da tutta la penisola, le quali si sono confrontate sui recenti esiti della ricerca e sulla condizione in cui versa l’università italiana. Durante la presidenza del professore calabrese è stata  realizzata una consistente produzione scientifica, sia quantitativamente che qualitativamente: tavole rotonde, Workshops, letture magistrali. La Società, nello stesso lasso di tempo, ha sviluppato fattive forme di collaborazione con altre simili associazioni scientifiche con l’obiettivo di promuovere un dialogo costante con le istituzioni Ministeriali e Accademiche, come pure un’azione di ulteriore avvicinamento delle Facoltà agli standards europei. Antonio Pugliese ha alle sue spalle una lunga e gratificante carriera accademica durante la quale ha ricoperto numerosi incarichi d’insegnamento nei corsi di laurea, di specializzazione e di perfezionamento. Molto attaccato alle origini, si reca spesso a Brattirò, paese al quale riconduce ricordi affettivi tangibili ed indelebili. Oltre che per le sue competenze, Pugliese è perciò apprezzato per le qualità umane e come uomo di cultura. Non è infatti solo un docente di alto livello, ma anche uno studioso delle tradizioni e della storia della nostra regione. Pochi anni fa ha scritto un libro sulla Nduja, il salame tipico del vibonese, fornendo al lettore un interessante e completo punto di vista sul significato storico, sociale e culturale del prodotto alimentare. Allo stesso modo, la sua successiva e ultima fatica letteraria intitolata “Mio Padre nel Lager” ha riscosso molto successo. In questo testo, l’autore ha trasposto la sconvolgente vicenda del padre Giuseppe durante il secondo conflitto mondiale. Una testimonianza delle nefandezze naziste e della coraggiosa e dolorosa esperienza vissuta dallo stesso personaggio per scampare alla morte e fare ritorno a casa. Giuseppe Pugliese, stimato e compianto artista scultore, ci ha lasciato da quasi una anno, ma è riuscito, tramite il racconto della sua vicenda al figlio, il quale ha appunto tratto questo volume, a tramandare le significative vicissitudini della sua esistenza e, assieme alle sue opere, consegnarci un ricordo immortale delle sue sensazioni. I solidi valori insiti nel Professore e l’attaccamento al territorio di origine lo hanno indotto a promettere di organizzare un importante convegno della SISVet proprio nel circondario di Tropea nel corso del suo mandato triennale. La locazione di questo evento dovrebbe essere il Teatro La Pace, situato nel comune di Drapia a soli tre km dalla città tirrenica. Drapia, anche se per poco e grazie a Pugliese, sarà così centro di cultura e ricerca scientifica. I Nostri…. erano uomini ricchi di cultura e intrisi di saggezza, quella non certo dei libri o della scienza, ma dell’ esperienza: e non rimandavano mai a domani quello che avrebbero potuto fare oggi. Figli della civiltà contadina che, con le mani callose, i muscoli sviluppati e le facce colorate dal sole, continuavano la loro ascesa per migliorare lo status della famiglia e principalmente investire sui figli che rappresentavano il loro futuro. Gente sana nel fisico e nell’anima che  non aveva bisogno di diazepinici o tranquillanti per dormire la notte o combattere le ossessioni responsabili di strane emotività o disturbi psicologici e/o psichiatrici, ma aveva dentro una stabilità di indiscussa valenza, dettata dai grandi valori che non era mai riuscita ad accantonare, ma con tenacia e a denti stretti li portava avanti.

Domenico Savica  

  Presidente Fondatore