Oggi egli è nato : ad Efrata ,

vaticinato ostello,

ascese un ‘alma Vergine ,

la gloria d’Israello

grave di tal portato:

da cui promise è nato

donde era atteso usci

La mira madre in poveri

panni il Figliuol compose.

e nell’umile presepio

soavemente il pose ;

e l’adorò : beata !

innanzi al Dio prostata

che il puro sen le aprì .

L’angel del cielo , agli uomini

nunzio di tanta sorte ,

non de’ potenti volgesi

alle vegliate porte ;

ma tra i pastor devoti ,

al duro mondo ignoti

subito in luce appar.

E intorno a lui per l’ampia

notte calati a stuolo ,

mille celesti strinsero

il fiammeggiante volo ;

e accesi in dolce zelo ,

come si canta in cielo

a Dio gloria cantar.

L’allegro inno seguirono

tornando al firmamento :

tra le varcate nuvole

allontanossi, e lento

il suon sacrato ascese ,

fin che più nulla intese

la compagnia fedel.

Senza indugiar , cercarono

l’albergo poveretto

que’ fortunati ,e videro

siccome allor fu detto ,

videro in poanni avvolto ,

in un presepe accolto ,

vagire il Re del Ciel .

Dormi o Fanciul ; non piangere ;

dormi , o Fanciul celeste:

sovra il tuo capo stridere

non osin le tempeste ,

use sull’empia terra,

come cavalli in guerra

correr davanti a te.

Dormi o celeste i popoli

chi nato sia non sanno

ma il dì verra che nobile

retaggio tuo saranno

che il quell’umil riposo

che nella polve ascoso

conosceranno il Re.

 

E’ questa la seconda parte dell’inno, nella quale il poeta descrive l’evento straordinario delle nascita di Cristo con toni semplici, assumendo in alcuni momenti il punto di vista dei pastori , destinatari privilegiati del messaggio celeste. La narrazione , alla quale si intrecciano alcuni riferimenti alla sfera teologica , si articola in diversi quadri , ognuno dei quali occupa una strofa e ha come sfondo ora il cielo ora la terra.

La prima strofa contiene la descrizione della nascita del Divino Fanciullo che si compie secondo quanto era stato profetizzato nelle sacre scritture ( da cui promisi è nato donde era atteso uscì)

Nella seconda strofa vediamo la Madonna che, come una qualsiasi madre, avvolge il suo bambino nelle fasce e lo contempla orgogliosa e commossa . Anche questa strofa si conclude con un rapito riferimento ai misteri divini.

Con la terza strofa la prospettiva si allarga sia al livello spaziale- dalla terra lo sguardo si rivolge al cielo- sia a livello dei personaggi- compaiono infatti per un verso l’angelo . per l’altro i pastori, mentre sullo sfondo intravediamo le vegliate porte dei potenti trascurate dal messaggero divino. Nelle due strofe successive la quarta e la quinta, assistiamo a una scena di grande suggestione che il poeta descrive assumendo il punto di vista dei pastori : li immaginiamo con lo sguardo rivolto al cielo che si affolla di angeli i quali scendono a onorare con i loro canti di gloria Il Bambino appena nato e poi ritornano verso il firmamento , mentre la musica celeste a poco a poco si allontana e si smorza . Con la seta strofa l’attenzione torna ad appuntarsi sulla terra : i pastori si recano a visitare il Re del Cielo che, avvolto in poveri panni, vagisce come un qualsiasi neonato. Quel vagito rende umanissima e tenera la scena.

L’inno si conclude con una sorta di ninna nanna dei pastori che occupa le ultime due strofe . In esse toni semplici e affettuosi si intrecciano a considerazioni più impegnative sul piano teologico che mettono in luce il significato profondo della nascita di Cristo e preannunciano il ruolo salvifico del Bambino appena nato.

E evidente nel testo il carattere democratico ed egualitario del Cristianesimo manzoniano : esso si coglie soprattutto nel passo in cui viene descritto l’angelo che, trascurando i palazzi dei potenti , da l’annuncio della nascita del Messia ai pastori poveri e devoti , al duro mondo ignoti . Quanto alla presentazione del Bambino Gesù , essa oscilla fra i due poli dell’umiltà e della potenza : da un lato il poeta insiste su termini che sottolineano la povertà dei luoghi , dei personaggi , degli oggetti, dall’altra allude alla potenza e alla regalità che si celano dietro cosi umili apparenze. Non mancano infine i riferimenti alle profezie contenute nei testi sacri.

Gli inni Sacri , sono sei liriche di argomento religioso di cui una incompleta che Manzoni scrisse poco dopo la conversione del 1810 per celebrare le principali festività dell’anno liturgico , precisamente( Il nome di Maria . Il Natale, La Passione , La Resurrezione, La Pentecoste, Ognissanti). Altro discorso è Il Natale del 1833 melodia quasi artistica e aulica con quel ( Sì che tu sei terribile:…..). Scritta questa lirica il 25 Dicembre 1833 , per ricordare la morte della moglie Enrichetta Blondel morta proprio quel giorno.

Professore Vincenzo Bruzzaniti