COMUNICATO STAMPA
Le alte temperature di quest’ultimi giorni hanno fatto ripartire la vegetazione montana, ma in contrada Campusa (Africo antica) i rovi stanno ricoprendo, oltre alle abitazioni semidiroccate, le giovani piante che proprio in questo periodo dell’anno trovano le condizioni ideali per fiorire. È il caso dell’erba di San Giovanni (o erba delle streghe) che siamo riusciti comunque a fotografare.
È una pianta perenne e sempreverde appartenente alla famiglia botanica delle
Clusiacee (o Guttiferae), un esemplare spontaneo tipico delle nostre campagne. È da sempre considerata un valido aiuto per curare gli stati ansioso-depressivi, un tempo assimilati alla pazzia o peggio alle possessioni diaboliche. Molti studi moderni confermano questa straordinaria capacità.
Il nome deriva dalle parole greche
hyper-eikon: letteralmente ‘pianta che cresce sulle statue’.
Per Ippocrate e Discoride, invece, il nome significherebbe ‘al di sopra del mondo degli inferi’, il chè si ricollega
all’altro nome con un l’iperico è noto, cioè ‘erba caccia-diavoli’ e anche come
erba di S. Giovanni.
In riferimento a quest’ultimo, la leggenda narra che alla vigilia della festa dedicata al santo, la gente portasse con
sé un mazzolino di iperico, ruta, artemisia e aglio per proteggersi dagli spiriti cattivi.
Predilige posizioni soleggiate o semiombreggiate e asciutte, come campi abbandonati ed ambienti ruderali (la foto infatti è stata scattata nella contrada Campusa di Africo antica che,nonostante sia oggetto di finanziamento da
parte del Parco d’Aspromonte per la sua ristrutturazione, si trova in totale stato di abbandono). In base alla tradizione, la raccolta dell’Hypericum Perforatum dovrebbe aver luogo nelle ore notturne del 24 giugno. Tale data assume una doppia valenza, in quanto rappresenta sia il giorno dedicato a San Giovanni sia la notte delle streghe; inoltre, è storicamente considerata la notte più breve dell’anno. Per tutti questi motivi, si riteneva che le erbe raccolte in questa occasione fossero in grado di prevenire qualsiasi malattia. La pianta è ottima per donare energia in caso di stanchezza fisica o nel trattamento locale di ferite, punture e irritazioni, ma è l’olio ricavato dai fiori a trovare frequente impiego. In caso di necessità, questo olio può essere
autoprodotto: si rivela un vero toccasana in presenza di smagliature, psoriasi, pelle secca e cicatrici evidenti. Basta
applicare una crema a base di Iperico su viso e collo prima di dormire per ottenere risultati che nulla hanno da
invidiare ad antirughe di qualità.
Progetto di recupero di Africo antica