R. e P.
Si è svolta ieri, presso il Centro Pastorale di Locri, l’Assemblea Diocesana di Azione Cattolica, un appuntamento atteso che ha segnato la conclusione dell’anno associativo e ha offerto a soci e simpatizzanti un’occasione preziosa per riflettere insieme sul cammino compiuto e sulle prospettive future.
Il tema scelto per l’assemblea, “Pellegrini di speranza: custodire il vissuto, generare il futuro”, ha fatto da filo conduttore a una giornata intensa di confronto, ascolto e progettazione condivisa. «Questo tema – ha spiegato la presidente diocesana Girolama Polifroni – ci invita a riflettere sulla nostra vocazione a essere segni di speranza nel mondo, testimoniando il Vangelo con la vita quotidiana. È un invito a custodire con gratitudine il cammino percorso, le esperienze vissute, le relazioni nate, per trarne linfa vitale nel generare nuove forme di impegno, in sintonia con le attese della nostra Chiesa e della società in cui viviamo».
L’assemblea si è aperta con un momento di preghiera comunitaria, seguito dalla presentazione di una sintesi delle attività svolte nei diversi ambiti parrocchiali e diocesani durante l’anno. Molto apprezzati gli interventi dei responsabili dei diversi settori e degli incaricati unitari che hanno tracciato il percorso associativo dell’anno associativo, sottolineando il valore formativo e spirituale dell’esperienza in AC.
Un momento intenso e particolarmente significativo è stato quello della relazione di don Fabrizio Cotardo, assistente unitario diocesano, che ha proposto una profonda riflessione sul significato della speranza, in particolare per chi ha scelto liberamente di far parte dell’Azione Cattolica, un’associazione che ha a cuore la formazione umana e cristiana.
Don Fabrizio ha ricordato che la speranza nasce dalla fede e dalla certezza di sentirsi amati da Dio, una certezza che dà senso a tutto ciò che viviamo, anche a ciò che non comprendiamo pienamente. «La speranza – ha affermato – è ciò che fa fiorire la vita, ci libera dalla paura, ci spinge a uscire dalle difese e ad aprirci agli altri, perché ciò che fa davvero la differenza nella vita delle persone è l’amore».
Con forza ha invitato i presenti a interrogarsi: «Noi soci di AC, che genere di fede abbiamo? Perché se abbiamo un problema con la speranza, significa che abbiamo un problema con la fede. Dove c’è la fede, germina la speranza». E ha aggiunto: «Io mi sento amato da Dio tanto da potermi abbandonare in Lui? Sperimentiamo questo amore in Associazione?»
Ha poi ricordato che non bisogna scoraggiarsi se l’Azione Cattolica non è “perfetta”: la condizione per essere incisivi nella vita della Chiesa e della società non è l’efficienza esterna, ma la profondità della fede e la certezza di essere amati. Solo se si vive nell’amore, si può essere autentici testimoni del Vangelo.
Non è mancato uno spazio di dialogo sinodale, che ha permesso ai partecipanti di confrontarsi sulle sfide del tempo presente: la cura delle relazioni, l’impegno per il bene comune, l’educazione alla fede, il ruolo dei laici nella Chiesa e nella società.
«Ritrovarsi alla fine dell’anno associativo – ha sottolineato la presidente – è un gesto di responsabilità e speranza. È un modo per fare memoria, ma anche per guardare avanti, con lo sguardo rivolto al futuro, in uno stile di discernimento e corresponsabilità».
Con l’auspicio che l’Azione Cattolica continui a essere nel territorio una presenza viva, generativa e profetica, capace di accompagnare la crescita delle persone e delle comunità con lo stile del servizio e dell’amore, l’assemblea si è conclusa in Cattedrale con la celebrazione eucaristica.