È ripreso il processo a carico di Mimmo Lucano e altre 28 persone accusate a vario titolo, nell’ambito dell’operazione “Xenia”, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa e abuso d’ufficio nella gestione dei progetti di accoglienza agli immigrati.
Nel corso dell’ultima udienza, nell’aula del Tribunale di Locri, era presente anche l’ex sindaco di Riace, difeso dall’avvocato Andrea Daqua e da Giuliano Pisapia, che prende il posto di Antonio Mazzone, scomparso nel dicembre scorso. L’ex sindaco di Milano ed europarlamentare sarà il nuovo difensore di Lucano. “Nei giorni scorsi – ha spiegato Pisapia – mi è stato richiesto di assistere Mimmo Lucano. Ho dato la mia disponibilità anche perché ero stato a Riace e avevo apprezzato l’accoglienza e la volontà di integrazione”.
Al centro dell’udienza odierna la gestione dell’organizzazione della permanenza in territorio comunale dei migranti attraverso i progetti Sprar e Cas e, in particolare, la posizione di Annamaria Maiolo, presidente dell’Associazione “Oltre Lampedusa”.
Sul banco dei testimoni ancora l’accusa con le dichiarazioni del colonnello della Guardia di Finanza, Nicola Sportelli. Il teste della Procura ha sottolineato come dalle indagini delle Fiamme Gialle siano emerse irregolarità nell’attuazione dei progetti Sprar e Cas affidati all’associazione. «Affidamenti avvenuti in modo diretto», ha sottolineato Sportelli, e che secondo la Gdf «attesterebbero il rapporto che si era creato tra associazione e Comune».
Alcuni migranti ospitati dall’associazione – è stato ribadito in aula – avevano superato il periodo di permanenza rispetto a quanto effettivamente consentito dai progetti di accoglienza.
Il sequestro della relativa documentazione da parte della Gdf, ha evidenziato che l’associazione, in tal senso, avrebbe ricevuto delle somme non dovute. Dalle indagini sarebbe, inoltre, emerso che l’associazione avrebbe rendicontato la presenza di un ospite dei progetti che, tuttavia, nel periodo in questione si trovava a Milano. Una denuncia effettuata nei suoi confronti lo prova. «Un rendiconto mensile falso», secondo la Gdf che ipotizza il reato di truffa e che ha calcolato un profitto che ammonterebbe, nel caso specifico, a 1.085 euro (35 euro per i giorni del mese di maggio).
Anche da alcune intercettazioni riportate in aula da Sportelli e relative all’organizzazione della gestione dei progetti Sprar e Cas, secondo l’accusa, emergerebbe che «la rendicontazione non presentava la realtà dei fatti».
Immediata la reazione di Lucano che – presente il aula, ma che non ha rilasciato dichiarazioni davanti al giudice – ha commentato durante la pausa le dichiarazioni di Sportelli: «Le mie parole sono state interpretate male, dicevo “fate quello che volete”, ma è un modo di dire, non era così». E sui migranti accolti dalle associazioni che avevano superato il periodo di permenenza, l’ex sindaco del modello Riace, prima di uscire dall’aula, ha detto: «Non potevamo lasciare in mezzo alla strada tutte quelle persone».
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