Entrambi sono tra indagati travolti dall’inchiesta “Libro nero”, anche se la loro posizione è del tutto estranea all’accusa cardine dell’operazione che ha colpito duramente la potenti cosca di ’ndrangheta di Reggio, i Libri, e politici, professionisti e insospettabili che secondo le conclusioni della Direzione distrettuale antimafia si sarebbero prestati, ed avrebbero cooperato, nel portare a compimento affari e obiettivi illeciti della ’ndrina di Cannavò.

“Libro Nero” – ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola – ha scoperto che una vasta area del capoluogo reggino era stremata dalle mani della ‘ndrina che fu capeggiata dai fratelli Domenico e Pasquale Libri, gli indiscussi padrini (entrambi defunti) che dalla roccaforte Cannavò riuscirono ad espandersi fino al cuore della città conquistando, e dominando, significative aree della cintura sud.

Con i “Libri” stringevano «patti» i politici che votavano (tra gli indagati il consigliere regionale di FdI, Alessandro Nicolò; e l’ex assessore regionale del Pd, Demetrio Naccari Carlizzi), fagocitavano appalti gli imprenditori amici, si prodigavano professionisti e insospettabili.

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