La Cassazione ha confermato l’ergastolo per Rocco Schirripa, accusato di aver fatto parte del gruppo che ha ucciso il 26 giugno del 1983 il procuratore di Torino Bruno Caccia. In occasione della requisitoria il procuratore generale Alfredo Pompeo Viola ha chiesto la conferma della “pena massima prevista dall’ordinamento”, richiesta fatta anche dalla parte civile composta dai famigliari di Caccia. Schirripa, il panettiere del clan Belfiore, è stato arrestato nel 2015 con l’accusa di aver partecipato all’agguato del procuratore, mentre nel 1992 il boss Domenico Belfiore è stato condannato perché considerato il mandante dell’agguato. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dalla difesa di Schirripa contro la sentenza con cui la Corte di Assise di appello di Milano che ha condannato il panettiere all’ergastolo per l’omicidio. Per la Cassazione Schirripa sarebbe stato “componente del commando omicida e appartenente alla medesima organizzazione mafiosa che aveva interesse a sopprimere il magistrato perché ritenuto troppo zelante nello svolgimento delle indagini antimafia”. Responsabilità che sarebbe emersa dalle indagini che si sono avvalse delle intercettazioni della Procura di Milano attraverso un programma di trojan horse installato sugli smartphone di coloro che erano in contatto con Belfiore. La Cassazione ha quindi ritenuto corretta la decisione della Corte di assise di appello di Milano.

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