Già annusandolo è netto il motivo del nome, bella intuizione di Marco Macrì, per la pungente presenza di peperoncino della nuda. La consistenza elastica e soda della cupola, da cui spiccano gocce del prezioso insaccato calabrese, di colore brunito, nasconde un impasto con alveoli non perfettamente regolari ma ben distribuiti. Il profumo è fortemente coinvolgente e, insieme alla fioccosità lunga e generosa, lo si ritrova in bocca in un iniziale impatto lievemente dolce che, dopo lo stupore per la piccantezza, chiude in un finale fra dolcezza e sapidità di estremo piacere. La nduja stuzzicante e non troppo piccante si alterna con la parte dolce, lasciando una bocca invogliata a proseguire.

Marco Macrì da appassionato è diventato, con lo studio, esperto di impasti ad alta digeribilità. Ha sempre lavorato in cucina, poi un giorno sotto il periodo di Natale, dopo studi su farine e levitazione, ha voluto provare a fare il panettone nel forno a legna della pizza. Su indicazione della moglie si è lasciato ispirare nell’elaborazione di un panettone alla nduja. Lo scorso anno ne ha prodotti 1000, questo molti di più.

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