«Ho difeso gli amici calabresi», ha commentato il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi al termine dell’audizione in Commissione parlamentare antimafia. Non ha ceduto in alcun modo alle richieste del presidente Rosy Bindi: nessun elenco degli iscritti alla loggia verrà consegnato alla Commissione, in virtù della legge sulla privacy, così come aveva anticipato tramite una lettera. E
Rosy Bindi non ha insistito, limitandosi a chiedere a Bisi se fosse disponibile a fornire informazioni su eventuali iscritti indagati. Disponibilità che il Gran Maestro ha sempre garantito e che ieri ha ribadito. Le intenzioni della Commissione sono chiare: acquisire gli elenchi degli iscritti di Sicilia e Calabria per incrociarli con le inchieste su mafia e ‘ndrangheta e scoprire eventuali pericolose commistioni. Ma Bisi ha garantito controlli e attenzione all’interno delle logge del Goi. «Ci sono degli ispettori regionali che effettuano dei controlli per capire come funzionano le logge. Ma noi non siamo organi giudiziali, non possiamo fare intercettazioni, ispezioni e controllare i conti correnti – spiega a Cronache -. È un controllo sociale il nostro, ci sono criteri di ammissione che includono anche la consegna del certificato
del casellario giudiziario e i carichi pendenti. Non chiediamo automaticamente l’aggiornamento dei certificati – ha aggiunto-, ma abbiamo controlli interni che ci fanno stare moderatamente tranquilli.
Le attività di controllo sono numerose e quando intuiamo comportamenti contrari agli antichi doveri provvediamo alle sospensioni o alla demolizione della loggia». Nella parte dell’audizione rimasta segreta
si è parlato delle questioni che, secondo la Commissione, farebbero incrociare massoneria e criminalità organizzata, ovvero, tra le altre cose, la latitanza di Matteo Messina Denaro e l’inchiesta della Dda
di Reggio Calabria “Mammasantissima”, che vede sul registro degli indagati circa 70 persone. Ma tra queste soltanto una – come confermato durante la seduta anche da Bisi – risulta iscritta al Grande Oriente d’Italia ed è stata immediatamente sospesa. «Per la presenza di un indagato è giusto
chiedere gli elenchi dal ‘90 ad oggi? – si chiede Bisi – Bisognerebbe ricordare che la Costituzione prevede la presunzione di non colpevolezza e non il contrario. Bisognerebbe rispettare questo principio».
Non ci sono «fratelli coperti» né parlamentari tra gli iscritti al Goi, ha confermato poi su domanda del presidente Bindi. «Almeno non mi risulta – ha chiarito– ma posso verificare. E quando c’erano, in passato, non rispondevano ad ordini discuderia ma votavano in base alle proprie inclinazioni». La segretezza, dunque, ormai da molto tempo, «non esiste più». E la “Santa”, la carica riservata a chi ha la
doppia affiliazione a ‘ndrangheta e massoneria, non è nota al Gran Maestro. «Per quanto ne so io non esiste – ha chiarito-. Non conosco “anelli di congiunzione”. Non credo che i possessori di questa carica
informerebbero il Gran Maestro della propria loggia». Bisi ha consegnato alla Commissione il regolamento della loggia, augurandosi che «anche i partiti, le associazioni, i sindacati e gli altri seguano i nostri criteri di controllo durante la loro vita». Criteri che hanno portato alla chiusura di quattro logge, una nel Lazio e tre in Calabria (a Brancaleone, Gerace e Caulonia, in provincia di Reggio Calabria). I motivi? «Non lavoravano come bisogna fare nel Goi – ha spiegato -, ne contraddicevano i principi
fondamentali. Non mi risultano infiltrazioni però». Ma Bisi, prima di andare via, chiarisce: «non ho gli elementi giusti per dire se un fratello è mafioso o meno. Forse sarebbe più logico che lo dicessero loro a
me, così da prendere provvedimenti. Non posso consegnare patenti di legalità agli iscritti alla loggia. Se qualcuno sbaglia – ha affermato nel corso della seduta – li chiamiamo per nome, non ci trinceriamo
dietro la segretezza, cercando di procedere alla demolizione delle logge o all’espulsione di chi si macchia di fatti gravi».
Simona Musco (Cronache delle Calabrie)