La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha chiuso le indagini preliminari relative all’inchiesta “European ‘ndrangheta connection”, scattata nel dicembre dello scorso anno tra Italia, Germania, Paesi Bassi e Belgio, in un’azione comune contro la ‘ndrangheta e le sue proiezioni in Europa e nel Sud America.

Un’organica ricostruzione di molteplici attività delittuose poste in essere, sul territorio nazionale e all’estero – si legge sulla Gazzetta del Sud in edicola -, da diversi esponenti di affermate e risalenti famiglie della criminalità organizzata calabrese, operanti principalmente nel cuore della Locride.

Sono 63 gli indagati indicati nell’avviso firmato dai sostituti procuratori Francesco Tedesco e Simona Ferraiuolo della Dda di Reggio Calabria, che contestano una serie di reati, a vario titolo e con modalità differenti, che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso al favoreggiamento, alla partecipazione ad un’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, alla detenzione e/o cessione di droga e a tentativi di importazione di droga, passando per riciclaggio, intestazione fittizia ed altro.

La maxi-operazione è il frutto di anni di intenso lavoro investigativo svolto nell’ambito di una Squadra investigativa comune (“Joint Investigation Team”) costituita nell’ottobre del 2016 presso Eurojust tra Magistratura e Forze di Polizia di Italia, Paesi Bassi e Germania, alla quale hanno aderito, per l’Italia, la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria con il supporto della Procura nazionale antimafia ed antiterrorismo, la Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria con il supporto del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ed il Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro.

Per quanto riguarda l’indagine relativa al traffico internazionale di cocaina, l’inchiesta coordinata dalla Dda reggina avrebbe consentito di disvelare l’esistenza di un’agguerrita consorteria calabrese di stampo ‘ndranghetista, in grado di contare su basi logistiche dislocate in più regioni d’Italia ma anche, e soprattutto, nei Paesi Bassi e in Germania, estremamente organizzata ed economicamente florida, composta da numerosi accoliti e dotata di una vera e propria flotta di mezzi necessaria per far giungere a destinazione la cocaina.

In tale contesto avrebbero operato asseriti esponenti delle consorterie di ‘ndrangheta dei Pelle-Vottari, Romeo e Giorgi di San Luca, molti dei quali già da anni stabilmente residenti in Nord Europa, luoghi dove avrebbero coordinato importazioni di cocaina dall’America Latina mantenendo i rapporti con la Calabria.

Contemporaneamente, nell’ambito dell’indagine antidroga denominata “Hermes”, il Nucleo Pef Gico-Sezione Goa della Guardia di Finanza di Catanzaro, unitamente allo Scico di Roma, delegato anch’esso dalla Dda di Reggio Calabria, stava investigando su un gruppo criminale della Locride attivo nel traffico di stupefacenti (Ietto-Marando), i cui presunti esponenti principali erano emersi anche nelle attività investigative della Polizia di Stato.

Nel contesto investigativo, inoltre, le indagini finanziarie e gli accertamenti economico-patrimoniali svolti dal Nucleo speciale di Polizia valutaria hanno consentito di individuare cespiti immobiliari e attività commerciali acquisiti da alcuni degli indagati in territorio italiano, tedesco ed olandese, per i quali all’epoca il gip ha disposto il sequestro preventivo, sia quali beni direttamente strumentali alle condotte criminali, sia quali beni di cui gli indagati disponevano in sproporzione rispetto ai redditi leciti prodotti.

Dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini gli indagati entro 20 giorni hanno la possibilità di produrre documenti, dichiarazioni ed altro a proprio discarico.

Rocco Muscari gazzettadelsud.it