Cessarè è la narrazione di un viaggio nel tempo: individuale e collettivo, etico e civile; è una riflessione  sulla complessità dei processi storici, sulle sue sospensioni e sulla capacità  dei movimenti di base, in tutti i Sud del mondo, di liberarsi dai soprusi e dalle ingiustizie e di avviare percorsi per l’acquisizione dei diritti fondamentali dell’uomo e di principi di giustizia sociale.

Cessarè è la narrazione di un viaggio nei luoghi, la Locride degli anni ’70; è il racconto corale di un ’68 sconosciuto dell’estrema periferia  italiana: lo jonio reggino;è la storia del coraggio civile di un piccolo comune, Gioiosa Jonica, che il 27 dicembre  1975  indice il primo sciopero generale contro la mafia in Calabria; è la determinazione di un sindaco, Francesco Modafferi, che si oppone con passione civile alla ‘ndrangheta; è il mulino, sono gli orologi di Rocco Gatto, ucciso dalla ‘ndrangheta il 12 marzo 1977; è l’ottimismo di Natale Bianchi, ex prete sospeso a divinis, il suo continuo incitamento ad andare avanti, a prendere in mano il proprio destino per liberarsi da tutte le forme di oppressione; è lo sguardo aperto e luminoso di Ciccio Gatto sul fratello e sul mondo; è la testimonianza di alcuni  dei protagonisti di quel decennio di battaglie civili, di studiosi e giornalisti .Il nome “Cessarè” è proprio di un luogo geografico: una collina nel territorio del comune di Gioiosa Jonica (RC), che diviene luogo simbolico delle  battaglie civili di un intero popolo, come ricostruirono  nel libro-inchiesta “Cessarè”, i giornalisti Bruno Gemelli e Pietro Melia ( Frama Sud 1980).

A quella stagione di lotte democratiche e civili dei cittadini calabresi fecero seguito la rassegnazione e il silenzio dei decenni successivi. Da quel profondo silenzio, che ha generato senso di vuoto, perdita di punti di riferimento identitari certi per intere generazioni, è nata la necessità di fare la mappa visiva di quell’ itinerario civile.Cessarè è un film  sulla storia e la memoria delle lotte popolari e delle lotte contro la ‘ndrangheta nella Calabria degli anni ’70.Cessarè cerca,attivando memorie , di dare voce e rendere omaggio a tutte quelle persone che, con mille piccoli gesti quotidiani di onestà e impegno, danno senso al “tempo etico”  dell’uomo. Il film, indipendente e di interesse culturale, è stato  autoprodotto dalla regista e dalla sua associazione culturale, “Arti gia nate” onlus,  con un modesto contributo dell’ ex IMAIE (anno di produzione 2008, anno di uscita 2009, Italia, durata 98’) e rappresenta il primo capitolo di un progetto più ampio  sulla memoria storica  che raccoglie testimonianze audiovisive su 40 anni di storia sociale calabrese,  dagli anni ’70 a ritroso fino agli anni ’40. Dalla data della sua uscita, nel 2009, ha partecipato a varie rassegne e festival, vincendo  importanti premi.E’stato selezionato da festival internazionali, proiettato in prestigiose sale cinematografiche e cineclub nazionali, università, circoli del cinema, centri culturali, biblioteche e scuole, paesi e piazze di tutta Italia. Molto visto e apprezzato nel centro nord, poco nel centro sud e in Calabria, essendo un film indipendente e non avendo una distribuzione.Da vari anni è in attesa tenace e paziente di un editore sensibile, che ne pubblichi una versione in dvd contenente il trailer, gli extra di un archivio ricchissimo, i dialoghi in due lingue, inglese se spagnolo, per una diffusione all’estero, soprattutto  in quei Continenti e Paesi dove alta è la presenza di  emigranti italiani e locridei, di tre generazioni (Stati Uniti, Australia, Canada, Argentina).

Rina Amato, nata in Calabria,vive e lavora  a Roma ma rimane legata  alla sua terra  dal costante impegno sociale e culturale per una rinascita etica e civile. Laureatasi alla facoltà di Scienze Politiche  “La Sapienza” di Roma con una tesi sull’economia solidale nella Locride, ha unito a una formazione socio-politica e antropologica l’interesse  verso la ricerca di  nuovi linguaggi espressivi. Assieme a vari artisti, ha prodotto e promosso arte e cultura indipendente e di impegno civile. Il suo legame con l’immagine fotografica e la ricerca sociale l’hanno portata a sviluppare un profondo interesse per il documentario di narrazione. Riguardo alle motivazioni  che l’hanno spinta ad avviare questo progetto afferma: “prima di avviare la ricerca audiovisiva, mi sono posta una serie di domande e sono giunta a una serie di riflessioni. Mi sono chiesta,soprattutto, perché i calabresi hanno interiorizzato e fatto proprio il tema della “perdita” e della conseguente rimozione della propria memoria storica. Io ho vissuto in Calabria, la comunità che documento, qual è la differenza fra come le persone vedono il luogo in cui vivono e il modo in cui altri lo rappresentano? Chi è che racconta la storia della comunità? E quali sono le sue responsabilità?”

A cura dell’Ufficio Stampaemail:artigianate@gmail.com

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